Papa Francesco: udienza, “da soli non possiamo capire il peccato”, “Dio sempre perdona”. “Affrontare i propri errori”

Foto Calvarese/SIR

“Noi da soli non possiamo capire il peccato: è una grazia che dobbiamo chiedere: ‘Signore, che io capisca il male che ho fatto e che posso fare’. Questo è un dono molto grande; e dall’aver capito questo viene il pianto del pentimento”. Lo ha detto, a braccio, il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alla seconda Beatitudine, ha citato “uno dei primi monaci”, Efrem il Siro, che “dice che un viso lavato dalle lacrime è indicibilmente bello: la bellezza del pentimento, la bellezza del pianto, la bellezza della contrizione”. “Saggio e beato è colui che accoglie il dolore legato all’amore, perché riceverà la consolazione dello Spirito Santo che è la tenerezza di Dio che perdona e corregge”, ha spiegato Francesco, che ha poi ribadito a braccio: “Dio sempre perdona, non dimenticarci di questo! Dio perdona sempre, anche i peccati più brutti, sempre: il problema è in noi, che ci stanchiamo di chiedere perdono. Questo è il problema: quando uno si chiude e non chiede il perdono. E Lui è lì per perdonare”. “Piangere per il peccato”, ha detto il Papa, significa piangere “per il male fatto, per il bene omesso e per il tradimento del rapporto con Dio”. “Questo è il pianto per non aver amato, che sgorga dall’avere a cuore la vita altrui”, ha commentato: “Qui si piange perché non si corrisponde al Signore, che ci vuole tanto bene, e ci rattrista il pensiero del bene non fatto; questo è il senso del peccato. Costoro dicono: ‘Ho ferito colui che amo’, e questo li addolora fino alle lacrime”. “Dio sia benedetto se arrivano queste lacrime!”, ha esclamato Francesco: “È il tema dei propri errori da affrontare, difficile ma vitale”. “Pensiamo al pianto di san Pietro, che lo porterà a un amore nuovo e molto più vero”, l’invito del Papa: “È un pianto che purifica, che rinnova: Pietro guardò Gesù e pianse. Il cuore è stato rinnovato”. Il pianto di Giuda, invece, è quello di colui “che non accettò di aver sbagliato e – poveretto – si suicidò. Capire il peccato è un dono di Dio, è un’opera dello Spirito Santo”. “Che il Signore ci conceda di amare in abbondanza”, l’invito finale: “Di amare col sorriso, con la vicinanza, col servizio, e anche con il pianto”.

foto SIR/Marco Calvarese

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