Porta la data di oggi, martedì 11 febbraio 2020, l’editto con cui il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, dopo aver avviato l’inchiesta diocesana annuncia l’intenzione di introdurre la causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio padre Daniele Hechich. La sessione di apertura della causa di beatificazione e canonizzazone sarà solennemente celebrata, presumibilmente in primavera, nella chiesa del convento Sacro Cuore di Saccolongo (Padova), dove padre Hechich riposa. Con l’editto il vescovo Cipolla accoglie la richiesta del postulatore generale dei frati minori, fra Giovangiuseppe Califano, di introdurre la causa di beatificazione e canonizzazione di padre Hechich (1926-2009), dopo aver ottenuto il nulla osta della Congregazione delle cause dei santi (14 gennaio 2020) e il parere favorevole della Conferenza episcopale Triveneto (10 aprile 2019). “Con l’editto inoltre quanti fossero in possesso di scritti o altra documentazione o testimonianza relativa a padre Hechich – si legge in un comunicato – vengono invitati a mettere tale materiale a disposizione (anche in copia autenticata) della Curia vescovile di Padova o del vice postulatore presso la Casa Sacro Cuore di Saccolongo; contemporaneamente si invita anche a far presente se ci fossero informazioni che potrebbero ostacolare la fama di santità del Servo di Dio”. Come previsto dalle disposizioni canoniche l’editto sarà pubblicato sui mezzi di comunicazione diocesani ed esposto per due mesi all’albo della Curia e presso la basilica cattedrale di Padova e inviato alla Curia generalizia dei frati minori.
Stanislao Liberato Hechich nacque a San Pietro in Selve, Istria (allora diocesi di Trieste e Capodistria, provincia di Pola) nel 1926. Vestì il saio francescano nel 1945 a San Francesco del Deserto (Venezia), prendendo il nome di Daniele e venne ordinato sacerdote nel 1952. Diversi conventi lo ebbero come confessore e direttore spirituale di anime. Nel 1958 si manifestarono i primi sintomi della malattia che lo avrebbe accompagnato per tutto il resto della sua vita: arteriosclerosi a placche. Nel convento di Cittadella sostò per diversi anni come confessore e consigliere di anime; quando la malattia lo rese non più autosufficiente; venne trasferito all’infermeria dei frati minori veneti, a Casa Sacro Cuore di Saccolongo dove continuò il suo apostolato ricevendo tutti. Sopportò con eroica pazienza l’infermità che lo afflisse per 50 anni, offrendo tutto per la santificazione del clero e la conversione dei peccatori. Morì a Saccolongo il 26 settembre 2009, dopo 63 anni di vita religiosa, 53 di sacerdozio.