Dopo la sua recente udienza con il Santo Padre, mons. Jesús Juárez, arcivescovo di Sucre, in Bolivia, ha dichiarato che “Papa Francesco segue con interesse gli eventi politici accaduti nel Paese”, che hanno portato all’invalidazione delle elezioni di ottobre e al cambio di Governo, in vista delle nuove elezioni del 3 maggio.
“Papa Francesco ha una forte conoscenza della situazione religiosa, politica, sociale, economica di ciò che sta accadendo nel Paese, attraverso gli ambasciatori, attraverso il nunzio apostolico”, ha precisato l’arcivescovo al portale della Conferenza episcopale boliviana “Iglesia Viva”.
Mons. Juárez ha, inoltre, ricordato l’incontro con i movimenti sociali tenuto dal Papa a Santa Cruz de la Sierra, durante la sua visita in Bolivia nel 2015, quando Francesco affermò che “tutti hanno il diritto alla terra, alla casa e al lavoro”. E ha aggiunto che il Santo Padre “prega sempre per la pace, la giustizia, la comprensione e la tolleranza tra tutti quelli che si definiscono discepoli e seguaci di Gesù di Nazaret”.
Nel frattempo, sono state definite le candidature per le Presidenziali del 3 maggio, in tutto otto. Se sul fronte della sinistra, il Mas, il partito di Evo Morales, ha trovato unità attorno al nome dell’ex ministro delle Finanze Luis Arce, molto più frammentato è il campo del centrodestra, nel quale sono almeno quattro i candidati “forti”: l’attuale presidente ad interim Jeanine Áñez; l’ex presidente (e principale competitore di Morales in ottobre) Carlos Mesa; il fronte civico, protagonista in ottobre e novembre delle proteste di piazza contro Morales, guidato da Luis Fernando Camacho (candidato presidente), e Marco Pumari (vicepresidente). Camacho, evangelico, propugna posizioni di destra ed è stato da qualcuno definito il “Bolsonaro boliviano”. L’ultimo candidato con qualche chance è anch’egli evangelico e di destra, il pastore di origini coreane Chi Hyun Chung. Quest’ultimo in ottobre aveva ottenuto un sorprendente terzo posto.