Le parole di Gesù dalle quali il Santo Padre parte per svolgere il tema della XXVIII Giornata mondiale del malato -“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28)- “esprimono tutta la vicinanza di Gesù all’umanità sofferente!”, scrive Leonardo D’Ascenzo, arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, nella lettera alla comunità diocesana “Prendersi cura dei più deboli”. Gesù tende la mano alla persona sofferente “per condividere l’esperienza del dolore. Solo Lui può fare questo con estrema compassione, perché il suo condividere nasce dall’aver provato nel suo corpo e sul suo corpo il peso della sofferenza”. Ciò permette “di aggiungere – prosegue D’Ascenzo – al ‘curare’ il ‘prendersi cura’ della persona sofferente in quanto quest’ultima vede un intervento che miri ad una guarigione integrale dell’uomo”. “La Chiesa, chiamata a collaborare all’opera di Cristo, dunque deve presentarsi come ‘locanda del Samaritano’ ovvero come luogo dove ogni uomo sofferente può trovare il ristoro necessario”, sottolinea il presule. Nella sua riflessione, il Papa – continua – formula “un invito forte e chiaro a difendere la vita dal suo nascere al suo compimento”. Infine, “non possono essere dimenticati tutti coloro che alle cure mediche non possono accedere; mai deve venir meno l’impegno del mondo socio-politico a favore di quest’ultimi”.