“Senza giustizia transizionale (prevista dagli accordi di pace tra Governo colombiano e Farc, ndr) non avremo ex combattenti nel processo di reintegrazione. Non si possono cambiare le regole nel mezzo del gioco. La giustizia transizionale è fondamentale perché non vi sia impunità”. Queste le affermazioni del nunzio apostolico in Colombia, mons. Luis Mariano Montemayor, rilasciate al Sir a margine di un recente incontro sul processo di pace promosso dal quotidiano El Espectador a Bogotá, alla presenza, oltre che del nunzio, anche di padre Francisco de Roux, presidente della Commissione per la Verità. “Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu – ha ricordato nell’occasione il nunzio apostolico – ha votato in modo completo e unanime per attuare l’accordo. E non c’è dubbio che le persone vogliono la pace e lavorano per essa, ma stiamo andando lentamente. Vogliamo essere dalla parte di coloro che camminano per raggiungere la pace in Colombia”.
“Con le vittime che abbiamo trovato all’estero, abbiamo i nove milioni. Dov’erano le autorità del Paese?”, si è chiesto padre de Roux, che per la prima volta incontrava il nunzio. “La Commissione per la Verità – ha aggiunto – sta cercando di contribuire a fare luce e a cambiare l’immensa gravità della crisi di umanità presente in noi. Chiedo ai giovani presenti di aiutarci a cambiare”.
Commenta Cristiano Morsolin esperto di diritti umani in America Latina: “È preoccupante che il giornalista di punta di Caracol, il network informativo più seguito del Paese, abbia iniziato l’intervista al nunzio Montemayor, nel corso dell’incontro, attaccando Papa Francesco definendolo ‘castrochavista’, cioè seguace insieme di Fidel Castro e Hugo Chávez. Il Nunzio ha risposto in modo eccellente, mettendo in luce la diplomazia della misericordia di Papa Francesco, che privilegia sempre la cultura dell’incontro come opportunità per unire tutta la Colombia. Il nunzio ha sottolineato che il Papa è a fianco di tutti coloro che stanno camminando per costruire pace. E ha dato l’esempio, accompagnando vescovi, parroci e società civile a visitare gli accampamenti di reinserimento degli smobilizzati della Farc (circa 8.000 persone) ascoltando le loro storie”.