“In Italia il 90° delle diagnosi prenatali di sindrome di Down viene indirizzato all’Ivg. Con l’inserimento nei Lea di questi screening prenatali non invasivi – che nel privato possono costare dai 400 ai 1200 euro – i cosiddetti aborti terapeutici, che sarebbe più corretto chiamare eugenetici perché di terapeutico non hanno nulla dato che provocano la morte di un bambino e hanno un tremendo impatto sulla salute psicologica della madre, rischiano di aumentare ulteriormente”. In un’intervista al Sir Giuseppe Noia, presidente dell’Associazione ginecologi ostetrici italiani, consultore del Dicastero laici, famiglia e vita, e presidente della Fondazione “Il cuore in una goccia” onlus, commenta l’annuncio, nei giorni scorsi, da parte del vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, del possibile inserimento nei Lea degli screening prenatali non invasivi. Per Noia, inoltre, “si insinua in modo sottile il concetto del ‘più è piccolo l’embrione, minore sarà il trauma’, mentre autorevoli studi scientifici dimostrano che la sofferenza psicologica di una donna non è proporzionale alla grandezza o alle settimane di vita del feto”. Il presidente dei ginecologi e degli ostetrici cattolici denuncia le difficoltà cui vanno incontro i genitori che decidono di tenere il proprio bambino pure in condizioni di fragilità, tra “abbandono terapeutico, pressioni psicologiche e scarsità di cultura del prenatale anche nella classe medica”. “In Italia solo il 15% delle coppie fa la visita preconcezionale; nel nostro Paese, a differenza di altri, manca questa cultura che costituisce un passaggio importante dall’informazione alla conoscenza”.