“La base del lavoro di approfondimento e conoscenza dell’odio on line non è facile perché lo stesso termine ‘odio’ è ambiguo. È un’azione? È un sentimento? Sappiamo che nasce con l’uomo ma non abbiamo una definizione univoca”. A ricordarlo è Milena Santerini, ordinaria di Pedagogia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, durante il webinar dal titolo “Discorsi d’odio online”, organizzato da Mediavox l’osservatorio sull’odio on line dell’ateneo. “Una proposta – spiega – che stiamo facendo come osservatorio è dare uno spettro di tratti che qualifichino l’odio”. Ed eccole secondo la docente alcune delle caratteristiche dell’hate speech: attacca singoli o gruppi di persone vulnerabili, ha sempre una dimensione pubblica, può usare un linguaggio normale, non per forza le parolacce. “Ha – continua – la volontà di provocare danni, non ha la volontà di redimere l’altro, e incita alla violenza”. Quando il discorso d’odio diviene un crimine? “Spesso – risponde – è difeso dal diritto della libertà d’espressione che è una grande conquista ma che può essere dannoso perché erode la libertà delle vittime”. Per la docente, il linguaggio d’odio può essere paragonato a una piramide, “Al cui culmine ci possono essere i genocidi”. Per affrontare la situazione “È necessaria una contro-narrazione – sottolinea -. Non possiamo rispondere con l’odio all’odio. Dobbiamo spezzare le contrapposizioni”.