Dopo la crisi sanitaria dei mesi scorsi e quella, recente, di carattere istituzionale, il Perù, che più di ogni altro Paese sudamericano subisce gli effetti della pandemia dal punto di vista economico, vive in questi giorni anche una nuova emergenza sociale, causata dalla protesta dei lavoratori del settore agricolo. Partita dalla regione meridionale di Ica, la protesta si è e via via estesa, durante la scorsa settimana, a tutto il Paese, provocando in qualche caso scontri violenti. Si riporta anche una vittima, pur in circostanze ancora da accertare pienamente.
La Conferenza episcopale peruviana, in una nota, afferma di guardare “con preoccupazione agli ultimi eventi in diverse parti del Paese, a seguito della lunga crisi che ha colpito il settore agricolo del nostro Paese. Comprendiamo che ci sono rivendicazioni legittime da parte della popolazione attiva, ma non dobbiamo consentire o sostenere la promozione della violenza e la mancanza di rispetto per i diritti degli individui e delle aziende. Siamo convinti che il dialogo sia l’unico modo per risolvere i problemi. Chiediamo quindi a tutte le parti, lavoratori, imprenditori e rappresentanti dello Stato, di promuovere gli spazi e le decisioni necessarie per raggiungere un accordo che metta fine al caos, ma anche alle varie forme di sfruttamento lavorativo”.
Secondo i vescovi, “è urgente che il Congresso della Repubblica riveda attentamente il quadro normativo del lavoro agricolo, al fine di sviluppare una legislazione che consenta la generazione di lavoro con condizioni e salari dignitosi, garantendo una società più giusta, più premurosa e con maggiore benessere”.
Per contribuire a promuovere un tavolo di dialogo e a una soluzione pacifica della crisi, la Conferenza episcopale peruviana è a disposizione della regione di Ica, e ha delegato per questo il card. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo e vicepresidente della Cep, e mons. Héctor Vera Colona, vescovo di lca.