“La conversione comporta il dolore per i peccati commessi, il desiderio di liberarsene, il proposito di escluderli per sempre dalla propria vita”. Lo ha spiegato il Papa, durante l’Angelus di ieri, soffermandosi su una delle parole-chiave dell’Avvento. “Per escludere il peccato, bisogna rifiutare anche tutto ciò che è legato ad esso, le cose che sono legate al peccato e cioè bisogna rifiutare la mentalità mondana, la stima eccessiva delle comodità, la stima eccessiva del piacere, del benessere, delle ricchezze”, il monito di Francesco sulla scorta dell’esempio di san Giovanni Battista: “Un uomo austero, che rinuncia al superfluo e ricerca l’essenziale”. “L’abbandono delle comodità e della mentalità mondana non è fine a sé stesso, non è un’ascesi solo per fare penitenza: il cristiano non fa il fachiro”, ha precisato il Papa: “È un’altra cosa. Non è fine a sé stesso, il distacco, ma è finalizzato al conseguimento di qualcosa di più grande, cioè il regno di Dio, la comunione con Dio, l’amicizia con Dio. Ma questo non è facile, perché sono tanti i legami che ci tengono vicini al peccato, e non è facile… La tentazione sempre tira giù, tira giù, e così i legami che ci tengono vicini al peccato: l’incostanza, lo scoraggiamento, la malizia, gli ambienti nocivi, i cattivi esempi”. “Quando ti viene questo pensiero di scoraggiarti, non rimanere lì, perché questo è sabbia mobile: la sabbia mobile di un’esistenza mediocre”, il consiglio di Francesco: “Pensate alla tenerezza di Dio. Dio non è un padre brutto, un padre cattivo, no. È tenero, ci ama tanto, come il buon Pastore, che cerca l’ultima del suo gregge. È amore, e la conversione è questo: una grazia di Dio”.