Ospitò pitture e sculture, dal Cristo Divino Lavoratore di De Chirico al Ritratto di un papa di Floriano Bodini. Era la prima rassegna nazionale del sacro nell’arte contemporanea, a Palermo, nell’aprile ’76. Era anche la prima volta che il Palazzo arcivescovile veniva aperto alla città. Il libro dal titolo “Pappalardo, cardinale dell’arte a Sagunto” (ed. Rizzoli) di Giovanni Bonanno ripercorre l’itinerario di promozione della bellezza artistica sviluppato dall’allora arcivescovo. Magistero che utilizzò, tra l’altro, per farsi promotore della riscossa morale negli anni delle stragi di mafia.
Una pubblicazione, quella di Bonanno, che arriva nel 50° anniversario dell’inizio del ministero episcopale di Pappalardo nel capoluogo siciliano. Quella rassegna fu solo la prima tappa di un percorso – delineato dallo storico dell’arte – composto da diverse fasi: mostre, carteggi, incontri con artisti. “Nella Palermo dominata dalla mafia, egli intuisce che l’arte contemporanea può costituire strumento di promozione umana e di evangelizzazione perché, oltre a essere segno di bellezza, possiede la forza profetica dell’accusa e della liberazione”, scrive l’autore. Il titolo del libro fa riferimento alla “Sagunto espugnata” – citata dal cardinale davanti alla bara del generale Dalla Chiesa –, metafora della città di Palermo, cui fa da contraltare la bellezza dell’arte. “Si tratta di un forte impatto – spiega Nino Barraco, giornalista e laico dentro la storia della Chiesa palermitana di allora –. L’arte e Sagunto, una pubblicazione come tenda di bellezza, sfida della città, orizzonte di futuro. Memoria, vertenza, frontiera di un cardinale che pose la Chiesa in conflitto con il crimine, che diede speranza al dolore degli abbandoni, che fece della frequentazione dell’arte il Salmo del suo episcopato”.