Il lungo periodo di quarantena e restrizioni ha causato uno stravolgimento totale del paradigma attraverso il quale veniva svolta l’attività pastorale di tutto la Chiesa. È quanto emerge da un’indagine svolta dal Centro cattolico multimediale (Ccm) messicano in un campione rappresentativo di sacerdoti, religiosi, vescovi e diaconi del Paese.
Sacerdoti e religiosi, nel loro ruolo di principali evangelizzatori, “hanno affrontato le stesse difficoltà di qualsiasi altra persona: dal senso di reclusione, alla precarietà economica, dalla perdita di un parente al proprio contagio. Moltissimi sacerdoti in questo periodo hanno affrontato la sfida di apprendere nuove tecnologie, senza le quali non sarebbe stato possibile dare conforto a tante persone, di fronte al bisogno di ascoltare la Parola di Dio”, scrive Yuliana Navarrete Merlos, sociologa, coordinatrice dell’unità investigativa del Ccm.
Nel dettaglio, il campione è composto per l’83% da sacerdoti diocesani, per l’11% da sacerdoti religiosi, per il 4% da diaconi e per il 2% da vescovi.
Durante la quarantena, sacerdoti e religiosi hanno sperimentato sentimenti ed emozioni di paura, dolore e preoccupazione. Il 42% degli interessati ha comunque vissuto questi mesi con atteggiamenti di speranza e fede; il 30% ha vissuto una mescolanza di sentimenti anche opposti. Il 6% ha vissuto paura, il 4% depressione e ansietà, il 3% solitudine e abbandono. Il 38% ha trovato conforto nella messa, il 22% nella preghiera, il 19% nella comunità e un altro 19% nelle persone più vicine. Come è successo a molti, anche per i sacerdoti la pandemia ha rappresentato un’occasione per ritrovarsi, per pregare per dedicarsi allo studio, per riconnettersi con la comunità di fedeli, per visitare i poveri e i malati. Il 32% ha avuto paura di contagiarsi, il 19% ha avuto familiari e amici positivi al Covid-19, al 15% è pesato molto non poter stare accanto alla gente
Massiccio, come si accennava, l’uso delle nuove tecnologie, aumentato nel 93% dei casi. L’80% dei sacerdoti è stato aiutato dai laici e la quasi totalità ha molto apprezzato tale contributo. La nuova normalità, secondo gli intervistati, “richiederà un nuovo modello pastorale adeguato alle circostanze o le conseguenze di questa malattia”, per il 74% degli intervistati. Il 20% ritiene che tutto sarà diverso e solo il 6% che tutto tornerà come prima. Le autorità ecclesiali sono chiamate ad accompagnare laici formati e specializzati nell’utilizzo di nuove tecnologie e sarà necessario anche in futuro il loro coinvolgimento nella gestione dei media digitali.