“Il vescovo diocesano è chiamato ad autorizzare i matrimoni misti e può, in alcuni casi, consentire una dispensa dal rito cattolico per la cerimonia nuziale. I matrimoni misti non devono essere considerati come un problema, perché sovente sono un luogo privilegiato di edificazione dell’unità dei cristiani”. Lo riporta il documento del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani “Il Vescovo e l’unità dei cristiani: Vademecum ecumenico”, diffuso oggi dalla Santa Sede, a firma del cardinale presidente Kurt Koch. “Tuttavia, i pastori non possono restare indifferenti alla sofferenza che la divisione dei cristiani provoca in queste famiglie, in modo indubbiamente più acuto che in qualsiasi altro contesto – osserva il documento -. La cura pastorale delle famiglie cristiane interconfessionali deve essere presa in considerazione a livello sia diocesano che regionale”. L’invito è a farlo “a cominciare dalla preparazione iniziale della coppia al matrimonio fino all’accompagnamento pastorale quando nascono i figli e quando si tratta di prepararli ai sacramenti”. Uno sforzo particolare viene rischiesto per “coinvolgere queste famiglie nelle attività ecumeniche parrocchiali e diocesane”. “Gli incontri tra pastori in vista dell’accompagnamento e del supporto offerti a queste coppie può costituire un terreno eccellente di collaborazione ecumenica”. Ricordando che “i recenti movimenti migratori hanno amplificato questa realtà ecclesiale”, il Vademecum rileva che “da una regione all’altra esiste una grande diversità di pratiche in materia di matrimoni misti, di battesimo dei bambini nati da queste coppie e della loro formazione spirituale”. “Perciò, devono essere incoraggiati accordi a livello locale su queste cogenti questioni pastorali”.