“Sono numerose le attese della nostra pluriforme comunità ecclesiale e che sono proprie della vocazione e missione della nostra Chiesa. Ci attende un rinnovato slancio pastorale, che tenga conto dei diversi territori e culture, ma che sappia trovare anche l’unità tra tutti”. Lo ha detto oggi il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, durante il suo ingresso solenne al Santo Sepolcro, nella Città Santa. Nell’indirizzo di saluto il nuovo patriarca, ricordando i suoi 30 anni trascorsi in Terra Santa, da novello sacerdote, da custode di Terra Santa e, negli ultimi 4 anni, come amministratore apostolico, non ha mancato di porre l’accento sugli “enormi problemi economici e sociali, aggravati ancora più dalla pandemia in corso”. “Ci attende – ha affermato – una parola chiara e serena sulla politica, spesso fragile e dal corto respiro, ma che tocca pesantemente la vita di tutte le nostre famiglie. Ci attende l’incontro con le altre Chiese sorelle e con i fratelli musulmani ed ebrei. Vivere nella luce pasquale significa sapere dire a tutti e testimoniare con la vita la speranza cristiana che ci sostiene”. In questa missione, ha sottolineato il patriarca, “non siamo soli, né orfani, non dobbiamo avere timore. Noi camminiamo insieme a un Dio che conosciamo, verso un futuro che non conosciamo. Il futuro incerto, soprattutto in questo nostro tempo, può provocare paura e ansia. Affidiamoci perciò al Dio conosciuto e rivelato da Gesù, per trovare consolazione e conforto. Richiamiamo alla nostra mente le storie collettive e individuali di ciascuno e ricordiamo quante volte abbiamo già sperimentato la fedeltà di Dio con noi. La memoria è essenziale per costruire un ponte tra questo nostro presente pieno di preoccupazioni e paure e il futuro di speranza che invece troviamo nel Dio rivelato e incontrato in Gesù”. “Siamo certi – ha concluso – che il Risorto saprà ancora una volta riempirci del suo Spirito e renderci nella sua Terra testimoni audaci del suo amore”.