Una risposta concreta, qualificata, gratuita e “su misura” per bambine, bambini e adolescenti tra i 9 e i 16 anni che in Italia necessitano di un sostegno immediato nell’accompagnamento allo studio. Va dritta al punto di una delle più gravi conseguenze della pandemia per il futuro delle nuove generazioni del nostro Paese la nuova community dei “Volontari per l’educazione” annunciata oggi, alla vigilia della Giornata mondiale del volontariato, da Save the Children, nell’ambito della campagna “Riscriviamo il Futuro” a sostegno delle bambine, dei bambini e degli adolescenti colpiti dalla crisi. L’iniziativa è sostenuta dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui) e dalla Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile (Rus) promossa nell’ambito dell’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.
La nuova community è composta da studenti universitari volontari, che in centinaia stanno aderendo al progetto, realizzato in partnership con EasLab, appena avviato. I primi trecento universitari, che hanno aderito alla proposta di diventare volontari educativi, provengono da 70 città, hanno un’età media di 25 anni, sono in maggioranza donne (86%) e seguono i più vari indirizzi di studio. “Da gennaio 2021 – spiega Save the Children – i volontari per l’educazione, dopo un percorso di formazione, si metteranno al servizio dei bambini e ragazzi che verranno seguiti settimanalmente in modalità on line, individuale o a piccoli gruppi, ove possibile, sulla base delle esigenze di recupero specifiche, in stretta collaborazione con le scuole”.
La collaborazione con le scuole è, infatti, “il punto cardine del progetto. I volontari opereranno in rete con le famiglie e le scuole, e il loro impegno nell’affiancamento allo studio sarà costantemente supervisionato da una équipe centrale di educatori professionali. I bambini e gli adolescenti che parteciperanno al progetto riceveranno, se ne sono sprovvisti, tablet e connessioni, non solo per ‘incontrare’ on line il loro volontario di riferimento, ma per seguire la didattica a distanza che ancora oggi esclude moltissimi ragazzi”.