Sahel: Unhcr, 700mila bambini non hanno accesso all’istruzione. Al via campagna “Libera il suo potenziale”

Nel Sahel, a causa delle violenze endemiche e delle devastazioni provocate dai cambiamenti climatici, 4.000 scuole sono state chiuse o distrutte, impedendo a 700mila bambini di accedere ai vari gradi dell’istruzione e a 20mila insegnanti di lavorare al loro fianco. L’emergenza Covid-19 non ha fatto che aggravare ulteriormente la situazione. È quanto denuncia oggi l’Unhcr, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, che con l’avvicinarsi del Natale lancia la campagna “Libera il suo potenziale” per contribuire a garantire l’accesso all’istruzione a migliaia di bambini rifugiati.
“Serve l’aiuto di tutti – l’appello dell’Unhcr – per rimettere in funzione centinaia di scuole, per garantire che siano un luogo sicuro, al riparo dalla violenza dei gruppi armati, dalla fame e dalla pandemia. È una scommessa decisiva per il futuro dell’intera regione, di milioni di bambini e ragazzi che ci vivono, delle loro famiglie e comunità, per costruire un futuro di pace”.
Nel Sahel centrale, tra Burkina Faso, Mali, Niger, sono presenti circa 3,5 milioni fra sfollati interni e rifugiati, ricorda una nota: 6 milioni di persone, tra cui moltissimi bambini, vivono in condizioni di povertà estrema e di insicurezza costante. Le cause si sommano: i cambiamenti climatici colpiscono pesantemente l’intera regione, provocando devastanti alluvioni e carestie. Si calcola che siano 4,8 milioni i bambini che necessitano di assistenza per malnutrizione. “Questa situazione inasprisce ulteriormente i tanti conflitti che dilaniano le comunità, generando una violenza diffusa ed endemica, con conflitti diffusi tra le varie comunità: contadini e allevatori, gruppi religiosi e fondamentalisti, trafficanti di esseri umani e risorse naturali (come oro, uranio e gas), mercanti di armi”. Soltanto nei primi 3 mesi del 2020, l’Unhcr ha registrato 191 tra attentati, aggressioni e rapimenti da parte dei gruppi armati estremisti, che hanno causato 549 vittime. Primo bersaglio sono i più deboli.
Nel Sahel, spiega Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Unhcr per Italia, Santa Sede e San Marino, “si registra una delle situazioni più drammatiche”. Senza istruzione, “il futuro dei bambini e dei ragazzi è compromesso e le ripercussioni saranno gravissime non sono per loro stessi ma anche e soprattutto per le loro comunità”.

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