Rapporto Censis: il sistema-Italia è “una ruota quadrata che non gira”

Foto Calvarese/SIR

“Il sistema-Italia è una ruota quadrata che non gira: avanza a fatica, suddividendo ogni rotazione in quattro unità, con un disumano sforzo ogni quarto di giro compiuto, tra pesanti tonfi e tentennamenti”. È questa l’immagine più eloquente del 54° Rapporto Censis. Il problema non nasce ora, beninteso, ma “mai lo si era visto così bene come durante quest’anno eccezionale”. “Privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia, capace di essere il collante delle comunità – sostiene il Censis – il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data, alla rissosità della politica e ai conflitti interistituzionali”. Così, “nell’anno della paura nera”, l’Italia si è riscoperta “spaventata, dolente, indecisa tra risentimento e speranza”. Il 73,4% degli italiani indica “nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente”. A fronte di questo lo Stato diventa “il salvagente a cui aggrapparsi nel momento del massimo pericolo”. Il 57,8% dei cittadini “è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della salute collettiva” (“meglio sudditi che morti”, sintetizza il Censis) e ancora di più sono coloro che chiedono pene severe per chi non rispetta le regole anti-contagio. Nel crollo verticale del “Pil della socialità”, un giovane su due (49,3%) ritiene giusto che i suoi coetanei siano curati prima degli anziani. E “tra antichi risentimenti e nuove inquietudini” persino la pena di morte – rileva con “sorpresa” il Rapporto – torna “nella sfera del praticabile”, raccogliendo il 43,7% dei consensi.

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