Economia: Banca d’Italia, 60% famiglie eviterebbe acquisti non essenziali di fronte aumento contagi in Regione

“L’evoluzione del quadro epidemiologico influisce sui comportamenti e sulle scelte di consumo delle famiglie anche in assenza di misure restrittive di contenimento del virus. Nel rispondere a una domanda ipotetica, le famiglie hanno riportato che avrebbero smesso di fare o avrebbero fatto molto meno spesso acquisti in negozi o spese per servizi, al crescere del numero dei contagi giornalieri nella propria Regione”. È quanto emerge dalla seconda Indagine straordinaria sulle famiglie italiane (Isf) condotta dalla Banca d’Italia tra fine agosto e inizio settembre 2020 su oltre 2.300 nuclei familiari, quasi 900 dei quali avevano partecipato anche all’edizione di aprile.
“L’effetto sui consumi connesso con il rischio di contagio – viene spiegato – sarebbe nettamente più marcato per le spese voluttuarie, ma riguarderebbe anche quelle essenziali: se i contagi giornalieri nella propria Regione fossero più di 1.000, circa il 60 per cento delle famiglie smetterebbe di andare in alberghi, bar e ristoranti, di fare acquisti in negozi di abbigliamento e di mobili e di spendere per servizi per la cura della persona; oltre il 30 farebbe molto meno spesso acquisti in negozi di alimentari”.
L’indagine, poi, mette in luce che “le famiglie segnalavano un lieve miglioramento nelle loro condizioni economiche attuali e prospettiche, che però rimanevano ancora ben al di sotto dei livelli precedenti l’emergenza sanitaria”. La percentuale di famiglie che si attendevano un netto peggioramento nei successivi dodici mesi è scesa al 23%; il 30% ha dichiarato di non disporre di risorse finanziarie liquide sufficienti a far fronte alle spese essenziali nemmeno per un mese in assenza di altre entrate. Circa un terzo delle famiglie ha percepito almeno una forma di supporto tra marzo e agosto; tale quota superava il 60% per i lavoratori autonomi e il 40% per i disoccupati. E se c’è stata “una lieve ripresa nelle proprie condizioni reddituali”, queste “erano ancora ben al di sotto dei livelli precedenti l’emergenza sanitaria”. La quota di nuclei familiari che si attendeva che il reddito nei successivi dodici mesi sarebbe stato inferiore a quello precedente l’epidemia si è quasi dimezzata, attestandosi al 25%. Un quarto delle famiglie si aspettava che le condizioni del mercato del lavoro in Italia sarebbero peggiorate nettamente nei successivi 12 mesi. E se il 70% dei nuclei ha dichiarato di non essere andato in vacanza quest’estate, oltre il 30% delle famiglie (con picchi del 40% tra autonomi e disoccupati) si aspettava di ridurre ulteriormente i consumi non durevoli nei tre mesi successivi all’intervista.

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