“Cerchiamo di stare sempre nella gioia dell’incontro con Gesù. Coltiviamo l’allegrezza. Invece il demonio, dopo averci illusi, ci lascia sempre tristi e soli. Se siamo in Cristo, nessun peccato e nessuna minaccia ci potranno mai impedire di continuare con letizia il cammino, insieme a tanti compagni di strada”. Lo ha detto Papa Francesco nella catechesi pronunciata stamani, durante l’ultima udienza generale del 2020, nella biblioteca del Palazzo apostolico vaticano, incentrata sulla preghiera di ringraziamento alla luce dell’episodio dei dieci lebbrosi guariti. “Questo ‘grazie’, che il cristiano condivide con tutti, si dilata nell’incontro con Gesù – ha evidenziato il Pontefice –. I Vangeli attestano che il passaggio di Gesù suscitava spesso gioia e lode a Dio in coloro che lo incontravano. I racconti del Natale sono popolati di oranti con il cuore allargato per la venuta del Salvatore. E anche noi siamo stati chiamati a partecipare a questo immenso tripudio”.
Soffermandosi sul samaritano che torna a ringraziare Gesù, il Papa ha ricordato che quest’uomo “a gioia aggiunge gioia”: “Oltre alla guarigione, si rallegra per l’avvenuto incontro con Gesù. Non solo è liberato dal male, ma possiede ora anche la certezza di essere amato. È la scoperta dell’amore come forza che regge il mondo”. Citando Dante a proposito dell’Amore “che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII, 145), Francesco ha ribadito che “non siamo più viandanti errabondi che vagano qua e là: abbiamo una casa, dimoriamo in Cristo, e da questa ‘dimora’ contempliamo tutto il resto del mondo, ed esso ci appare infinitamente più bello”. “Soprattutto – ha concluso –, non tralasciamo di ringraziare: se siamo portatori di gratitudine, anche il mondo diventa migliore, magari anche solo di poco, ma è ciò che basta per trasmettergli un po’ di speranza”.