In Italia, nella seconda ondata della pandemia da coronavirus Covid-19 resta invariata la prevalenza della componente femminile (54%), ma diminuisce la classe di età mediana dei casi: 45-49 anni rispetto a 60-64 anni della prima ondata. Cala, in percentuale, il dato dei contagi registrato nella popolazione molto anziana (80 anni e più) che passa da 26% nella prima ondata a 8% nella seconda. È quanto si legge nel quarto Rapporto sull’“Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente” per il periodo gennaio-novembre 2020 diffuso oggi da Istituto nazionale di statistica (Istat) e Istituto superiore di sanità (Iss).
“Tale diminuzione – viene spiegato – è verosimilmente in gran parte dovuta all’aumentata capacità diagnostica tra le classi di età più giovani e nelle persone con sintomi meno severi”.
Dal report emerge che “a partire dalla metà di ottobre 2020 diventano via via più evidenti gli effetti della seconda ondata dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale. In termini assoluti si stima per i mesi di ottobre e novembre 2020 un aumento di decessi per il complesso delle cause di oltre 31mila e settecento unità”.
La seconda ondata, viene spiegato, si caratterizza a ottobre per un eccesso di decessi totali del 13% sia al Nord che al Centro-sud riscontrato, mentre nel mese di novembre si distingue nuovamente l’eccesso di mortalità del Nord (+61,4%), rispetto al Centro (+39,3) e al Sud (+34,7%). In molte Regioni del Nord l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre supera quello del picco di marzo-aprile: in Valle d’Aosta (+139,0% rispetto al +71,0% di aprile), in Piemonte (+98,0% a novembre rispetto al +77,0% di aprile), Veneto (+42,8% rispetto al +30,8% di aprile), e Friuli-Venezia Giulia (+46,9% vs +21,1%).