Diritto d’asilo: Migrantes, “in Italia paralisi delle procedure durante il lockdown. Nell’Ue -31%”

Nel 2020 i richiedenti asilo in Italia sono ai minimi degli ultimi anni. Il lockdown della “prima ondata” di Covid-19 ha paralizzato per mesi anche le procedure d’asilo: al 30 settembre sono stati registrati circa 16.855 richiedenti (dato provvisorio), due terzi rispetto allo stesso periodo nel 2019. Quest’anno fra i 10 Paesi d’origine con il maggior numero di richiedenti asilo in Italia, 4 sono tra i Paesi più insicuri al mondo: Pakistan, Nigeria, Venezuela e Somalia. È quanto emerge dal report 2020 “Il diritto d’asilo” della Fondazione Migrantes, presentato oggi on line. Nel 2020, sulle richieste d’asilo nell’Unione europea (196.620 mila fra gennaio e giugno, – 31% rispetto allo stesso periodo 2019) hanno pesato le restrizioni e i lockdown per la pandemia di Covid-19. Nel 2019 l’Ue ha garantito protezione a 295.785 persone (status di rifugiato, protezione sussidiaria o umanitaria), con percentuali di riconoscimento molto basse: il 38% in sede di “prima istanza” e il 31% in “istanza finale”. Il tasso di riconoscimento italiano in prima istanza è del 20%, sotto la media europea. Nei primi otto mesi del 2020 sono stati riconosciuti in Italia circa 5.900 benefici fra status di rifugiato, protezione sussidiaria e protezione speciale: ha ottenuto uno dei tre riconoscimenti appena un richiedente asilo su 5. Fra gli esiti delle richieste d’asilo in Commissione territoriale, nel 2020 hanno fatto il loro “esordio” i numeri della protezione speciale introdotta dal primo “decreto sicurezza” (che aveva abolito la protezione umanitaria, ora ripristinata). La protezione speciale è stata concessa a 616 richiedenti, meno dell’1% di tutti quelli esaminati. Tra gennaio ed agosto 2020 ci sono state solo 204 concessioni.

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