Solo fra gennaio e settembre 2020 sono stati 9.000 (poco meno di tutto il 2019) i rifugiati e migranti riportati in Libia dalla Guardia costiera libica, con nuove forme di abuso come il trasferimento “in luoghi di detenzione non ufficiali e la loro successiva sparizione, o l’espulsione di migliaia di rifugiati e migranti dall’Est del Paese”. In un anno solo uno su 140 tra i migranti in Libia raggiunge l’Europa via mare e solo due su 140 sono respinti. Gli altri 137 al mare nemmeno arrivano. Nei centri di detenzione “governativi” sono trattenuti altri due migranti su 140. Sono alcuni dei dati forniti dalla Fondazione Migrantes nel report 2020 sul diritto d’asilo, presentato oggi on line. Anche nel 2020, “nonostante martellanti dichiarazioni politiche circa il ritorno di un’ondata di sbarchi indiscriminati”, rileva il report, si è comunque a livelli minimi rispetto agli anni precedenti, a parte il blocco dovuto alla politica dei “porti chiusi” nel 2018 e 2019: 23.720 gli arrivi nel nostro Paese a fine settembre 2020, contro i 132.043 nello stesso periodo del 2016 e i 105.417 del 2017. Meno di un migrante su 5 è stato soccorso dalle navi delle Ong. Fra gennaio e settembre 2020, le rotte migratorie mediterranee e interne all’Europa hanno contato almeno 672 morti/dispersi in mare e 76 in percorsi via terra. La rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia continua ad essere la più pericolosa, con il 70% di tutti i morti e dispersi stimabili per difetto.