A oltre due settimane dal passaggio dell’uragano Iota, che si è abbattuto con la sua massima forza sull’arcipelago, nelle isole colombiane di San Andrés, Providencia e Santa Catalina la situazione è ancora di assoluta emergenza. Lo conferma al Sir mons. Jaime Uriel Sanabria, vescovo del vicariato apostolico di San Andrés e Providencia. Molto lontane dalla terraferma colombiana, le isole, abitate da circa 60mila persone, si trovano in mezzo al Mar dei Caraibi, di fronte alla costa del Nicaragua (che da decenni le rivendica). Sono conosciute come paradisi turistici e l’uragano si aggiunge alla pandemia di Covid-19, che già nei mesi scorsi ha compromesso l’economia delle isole.
“L’uragano Iota è il primo di categoria 5 a raggiungere l’arcipelago, 15 anni fa c’era stata una tempesta di categoria 1. È stata una cosa fortissima e devastante, che ha investito con particolare gravità soprattutto l’isola di Providencia, che è stata praticamente rasa al suolo, dato che si parla del 98% delle strutture danneggiate. Si vedevano i tetti volare via – racconta il vescovo -. Moltissime persone si sono trovate da un momento all’altro all’addiaccio, senza più nulla”. È di domenica scorsa l’appello del Papa, che all’Angelus, oltre ai Paesi del Centroamerica, ha anche citato le due isole colombiane.
La macchina della solidarietà, prosegue mons. Uriel, si è messa in moto fin da subito: “Il Governo nazionale sta pulendo il terreno dalle rovine e dalle macerie e sta cercando di riattivare ovunque l’elettricità e il servizio telefonico. Poi c’è l’aspetto degli aiuti umanitari e dell’assistenza medica. Varie famiglie si trovano in centri di accoglienza, allestiti in tutta fretta, dato che non esistevano prima strutture di questo tipo. Storicamente, in caso di emergenze, la gente affluiva nelle chiese. In questo caso, abbiamo allestito un centro nell’unica casa parrocchiale che abbiamo, altre famiglie sono ospitate in una chiesa. Vale la pena di sottolineare che più della metà della popolazione di Providencia si trova sfollata, ha cercato rifugio presso amici e conoscenti, soprattutto a San Andrés ma anche in altre località del Paese. Qualcun altro sta cercando di risistemare la propria casa”.
Fondamentale anche l’arrivo di alimenti, “assicurato dalla Pastorale sociale e Caritas e dal Banco alimentare di Bogotá. Molta gente ha bisogno di aiuti di generi di prima necessità e ciò sarà ancora più importante nel momento in cui si sarà attenuata l’attenzione su quanto ci è accaduto. La sofferenza economica era forte anche prima dell’arrivo dell’uragano, qui il 95% dell’economia è basata sul turismo, molte famiglie avevano adeguato le proprie abitazioni anche in vista dell’ospitalità turistica, avevano fatto investimenti”.