“Le notizie sono ancora frammentarie e confuse, i collegamenti telefonici ed elettrici sono saltati. Ma la situazione è grave”: a parlare al Sir è don Zeljko Tanjic, rettore dell’Università cattolica di Zagabria. Prova a fare un primo resoconto della potente scossa di terremoto delle 12.19 di oggi di magnitudo 6.2. Sisma che si è sentito anche in Bosnia e Erzegovina, Serbia, Ungheria, Slovenia, Austria, oltre che in molte regioni italiane. L’epicentro è situato nella cittadina di Petrinja, a circa 50 km dalla capitale Zagabria, regione che aveva già subito un altro terremoto il 22 marzo scorso. “I danni sono notevoli e ci sarebbero vittime” aggiunge il Rettore che parla di “una bambina morta”. Le notizie più drammatiche arrivano proprio dalla zona dell’epicentro: “sono in contatto con persone di mia conoscenza a Petrinja – dice don Tanjic -. Mi parlano di una città distrutta con persone sotto le macerie”. “La cosa più angosciante e scioccante – aggiunge – è che questa zona aveva già subito gravissimi danni durante la guerra dei Balcani negli anni ’90. A lungo occupata, l’area fu al centro di combattimenti. La popolazione rientrata lentamente dopo la fine delle ostilità ha ricostruito e ha ripreso a vivere. Adesso dovrà ricominciare da capo. La popolazione è angosciata. La guerra, la pandemia e ora il terremoto”. L’angoscia tutte nelle parole di un abitante di Petrinja, riportate dal rettore: “Ricostruire dopo la guerra è stata dura ma ce l’abbiamo fatta perché eravamo giovani, adesso che siamo più vecchi come faremo? È tutto distrutto, abbiamo perso tutto. Mi restano solo le macerie”.