“La pandemia da Covid-19 ha imposto delle trasformazioni negli stili di vita delle persone e nell’economia che hanno amplificato e moltiplicato le povertà, creando tutte le condizioni favorevoli per la diffusione dell’usura da criminalità comune e organizzata”. Lo scrive Luciano Gualzetti, direttore della Caritas ambrosiana e presidente della Consulta nazionale antiusura Giovanni Paolo II, sul numero di gennaio di Vita Pastorale, anticipato al Sir. “Sono cambiati i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate, a cui dovranno per forza seguire dei mutamenti negli interventi e nelle prassi operative delle Fondazioni antiusura”.
Il presidente della Consulta nazionale rileva un “aumento delle difficoltà finanziarie legate alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, al pagamento di affitto o mutuo, a cui si aggiungono quelle delle persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, dei lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione, dei lavoratori autonomi/stagionali in attesa del bonus da 600/800 euro, dei pensionati”.
Riconoscendo che “in questi mesi molto è stato fatto”, Gualzetti rileva che “c’è bisogno di rispondere in modo più forte alle necessità delle persone sovrindebitate o a rischio di usura”. Per fare ciò c’è bisogno di “un maggiore coinvolgimento e sostegno delle 32 Fondazioni antiusura territoriali”. È importante – a suo avviso – proseguire il processo di integrazione con le Caritas diocesane, per “essere più incisivi sui territori e per non lasciare spazi non presidiati a chi del prestito a usura ne fa una ragione di profitto illecito sulla pelle delle persone più fragili e indifese”.