“Non conosciamo l’ora e la data precisa della nascita di Gesù; non si tratta di rievocare un istante bensì un mistero, e qualsiasi ora va bene per un mistero. L’importante è che la messa venga celebrata di notte, quando è buio”, perché nell’oscurità “veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”, si legge nel Prologo del Vangelo secondo Giovanni, dove i verbo all’imperfetto “continuativo” significa che “questa luce continua anche oggi ad illuminare ciascuno di noi”. Lo spiega in un’intervista al Sir p. Ermes Ronchi, religioso dell’Ordine dei Servi di Maria, commentando le polemiche suscitate dall’anticipazione della messa di Natale della notte. “Mi fa sorridere – taglia corto – che qualcuno possa discutere su queste cose”.
Uno dei protagonisti del Natale è San Giuseppe al quale lo scorso 8 dicembre il Papa ha dedicato la lettera apostolica Patris Corde. “Una lettera saporosa; vitale – dice p. Ronchi -. Del resto Giuseppe aveva mani callose, ma al tempo stesso era capace di sognare”. Shakespeare diceva che “la materia di cui sono fatti i sogni è la speranza. San Giuseppe è un uomo di speranza; nei suoi brevi sogni (tre e mezzo) l’angelo gli indica ogni volta il primo passo. Non tutta la strada. Solo il primo passo e lui parte – in senso metaforico la prima volta, letterale le altre tre – senza sapere dove andare o come sarà il cammino. Così è la nostra vita fatta di piccoli annunci e di piccole luci; abbiamo luce e forza sufficienti a metterci in cammino, e poi l’annuncio si rinnova di continuo”. Infine un’ultima annotazione: “Mi ha sempre colpito che l’annunciazione avvenga alla coppia. Nel suo Vangelo, Luca (1, 26-38) annuncia la nascita di Gesù a Maria; Matteo (1, 18–24) la annuncia invece a Giuseppe. Dio non ruba spazio a nessuno: mette insieme due energie per una sinergia che faccia crescere la vita”.