“Dio è nato bambino per spingerci ad avere cura degli altri”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della messa di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro alla presenza di poche persone, a causa delle misure restrittive imposte dalla pandemia in corso. ”Chi ha un bimbo piccolo, sa quanto amore e quanta pazienza ci vogliono”, l’esempio scelto da Francesco: “Occorre nutrirlo, accudirlo, pulirlo, prendersi cura della sua fragilità e dei suoi bisogni, spesso difficili da comprendere. Un figlio fa sentire amati, ma insegna anche ad amare”. “Il suo amore disarmato e disarmante ci ricorda che il tempo che abbiamo non serve a piangerci addosso, ma a consolare le lacrime di chi soffre”, il commento all’immagine di Gesù bambino adagiato nella mangiatoia. “Dio prende dimora vicino a noi, povero e bisognoso, per dirci che servendo i poveri ameremo lui”, ha spiegato Francesco, che ha concluso la sua omelia citando la poetessa statunitense Emily Dickinson: “Da stanotte, ’la residenza di Dio è accanto alla mia. L’arredo è l’amore’”. “Sei Tu, Gesù, il Figlio che mi rende figlio”, l’invocazione finale: “Tu mi ami come sono, non come mi sogno di essere. Abbracciando Te, Bambino della mangiatoia, riabbraccio la mia vita. Accogliendo Te, Pane di vita, anch’io voglio donare la mia vita. Tu che mi salvi, insegnami a servire. Tu che non mi lasci solo, aiutami a consolare i tuoi fratelli, perché, tu sai, da stanotte sono tutti miei fratelli”.