“Dio non ci ha guardato dall’alto, non ci è passato accanto, non ha avuto ribrezzo della nostra miseria, non si è rivestito di un corpo apparente, ma ha assunto pienamente la nostra natura e la nostra condizione umana”. Lo ha detto stamani Papa Francesco nella catechesi dell’ultima udienza generale prima del Natale, nella biblioteca del palazzo apostolico vaticano. Continuando la sua meditazione, il Pontefice ha aggiunto che Dio “non ha lasciato fuori nulla, eccetto il peccato: tutta l’umanità è in Lui. Egli ha preso tutto ciò che siamo, così come siamo”. Un passaggio “essenziale” per “comprendere la fede cristiana”. Citando le Confessioni di sant’Agostino, Papa Francesco ha osservato che la “debolezza” di Gesù è un “ammaestramento”. Perché “ci rivela l’amore di Dio”. “Il Natale è la festa dell’Amore incarnato e nato per noi in Gesù Cristo – ha aggiunto -. Egli è la luce degli uomini che splende nelle tenebre, che dà senso all’esistenza umana e alla storia intera”.
Soffermandosi sui modi di prepararsi a celebrare il Natale, il Pontefice ha invitato a “meditare un po’ in silenzio davanti al presepe”. Ricordando la sua lettera “Admirabile signum”, Francesco ha espresso la certezza che “alla scuola di san Francesco d’Assisi, possiamo diventare un po’ bambini rimanendo a contemplare la scena della Natività, e lasciare che rinasca in noi lo stupore per il modo ‘meraviglioso’ in cui Dio ha voluto venire nel mondo. Questo farà rinascere in noi la tenerezza”. Una tenerezza che “i robot non potranno dare” – il Papa ha aggiunto parlando a braccio – e di cui “oggi abbiamo tanto bisogno”.