Senza feste, senza pellegrini, senza lavoro, senza incontri: questo che si avvicina è un Natale “di basso profilo, da dimenticare. La pandemia, e la paura che ne deriva, ha segnato direttamente o indirettamente la vita civile e religiosa di questo nostro tempo, e sembra averci paralizzato. Questo ultimo anno 2020 è stato un anno caratterizzato proprio dalla paura: salute, economia, e anche la politica… tutto sembra sia stato ribaltato da questo piccolo ma potente virus, che ha azzerato in poco tempo i nostri progetti e che ci ha lasciato disorientati”. La sfida del Natale, allora, è “vivere senza paura nel nostro mondo, un mondo che con le sue dinamiche non cessa di alimentare tanta ansia. Gli occhi del corpo vedono tutte le ragioni della paura”. Vale la Parola di Dio: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Il messaggio di Natale del patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, diffuso oggi dalla Città Santa, è un pressante invito a “vedere con gli occhi dello Spirito i segni che Dio fornisce all’uomo: i segni della Sua presenza, della Sua forza nascosta e del Suo Regno che appaiono dentro di noi quando Gli lasciamo posto. Un bambino in una mangiatoia, ecco il segno dell’inizio del nuovo Regno”. Un segno che, tuttavia, “possiamo facilmente lasciarci sfuggire perché siamo talmente avvolti nelle nostre ansie e paure, ci chiudiamo così volentieri nelle nostre prospettive umane, da non accorgerci della Sua presenza. La paura ci impedisce di aprirci e così diventiamo sterili, invece di rispondere alla nostra chiamata a diventare portatori di Dio” come fecero i pastori del Vangelo. “Gesù – ricorda Pizzaballa – è venuto per capovolgere i nostri pensieri, per sorprendere le nostre aspettative, per scuotere la nostra esistenza … per risvegliarci dall’illusione che tutto è noto, tutto è sotto controllo, che lo sconforto è l’unica risposta logica alla triste realtà del nostro mondo”. Da qui l’invito a lasciarsi “guidare dallo Spirito, per riconoscere ancora una volta, nonostante tutto, nella verità della nostra realtà, il segno della Sua presenza. Se decidiamo di fare Natale anche quest’anno, è perché crediamo che Lui sia nato e sia presente. Allora tocca a noi diventare il segno della grande gioia che da questo fatto deriva, la gioia dell’Emmanuele – Dio con noi – e diventarne testimoni ‘a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra’”.