“Non conosciamo alcun’altra soluzione ai problemi che stiamo vivendo, se non quella di pregare di più e, nello stesso tempo, fare tutto quanto ci è possibile con più fiducia”. Ne è convinto il Papa, che ha concluso il tradizionale discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi esortando ad accettare la crisi “come un tempo di grazia donatoci per capire la volontà di Dio su ciascuno di noi e per la Chiesa tutta”. “Non dobbiamo stancarci di pregare sempre”, l’invito ai cardinali. “Sarebbe bello se smettessimo di vivere in conflitto e tornassimo invece a sentirci in cammino, aperti alla crisi”. “La crisi è movimento, fa parte del cammino. Il conflitto, invece, è un finto cammino, è un girovagare turistico, senza scopo e finalità, è rimanere nel labirinto, è solo spreco di energie e occasione di male”, ha ribadito Francesco, secondo il quale “il primo male a cui ci porta il conflitto, e da cui dobbiamo cercare di stare lontani, è proprio il chiacchiericcio – ma stiamo attenti a questo: non è una mia mania, è una denuncia, il chiacchiericcio che entra nella Curia, qui nel palazzo ci sono tante porte e finestre –, il pettegolezzo, che ci chiude nella più triste, sgradevole e asfissiante autoreferenzialità, e trasforma ogni crisi in conflitto”. “Ognuno di noi, qualunque posto occupi nella Chiesa, si domandi se vuole seguire Gesù con la docilità dei pastori o con l’auto-protezione di Erode, seguirlo nella crisi o difendersi da lui nel conflitto”, l’invito all’esame di coscienza, unito alla “collaborazione generosa e appassionata nell’annuncio della Buona Novella soprattutto ai poveri”. “Non vi sia nessuno che ostacoli volontariamente l’opera che il Signore sta compiendo in questo momento, e chiediamo il dono dell’umiltà del servizio affinché lui cresca e noi diminuiamo”, l’auspicio finale, unito agli auguri e al “grazie per il vostro lavoro”. “I poveri sono il centro del Vangelo”, ha aggiunto a braccio il Papa, citando le parole di “quel santo vescovo brasiliano: ‘Quando mi occupo dei poveri dicono di me che sono santo, ma quando mi domando perché c’è tanta povertà mi dicono che sono comunista’”.