“La crisi è un fenomeno che investe tutti e tutto. È presente ovunque e in ogni periodo della storia, coinvolge le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia, la religione. Si tratta di una tappa obbligata della storia personale e sociale”. Ne è convinto il Papa, che nel tradizionale discorso di fine anno alla Curia Romana per gli Auguri natalizi ha rivolto un appello alla fraternità, sulla scorta della Fratelli tutti, e ha citato tutti gli uomini che, nella Bibbia, si sono lasciato “trasformare” dalla crisi, fino a Gesù, che “inaugura la sua vita pubblica attraverso l’esperienza della crisi vissuta nelle tentazioni”. “Per quanto possa sembrare che il protagonista di questa situazione sia il diavolo con le sue false proposte, in realtà il vero protagonista è lo Spirito Santo”, ha spiegato Francesco: “è lui, infatti, che conduce Gesù in questo tempo decisivo per la sua vita. Ed è proprio al fondo di questa fame e di questa debolezza che il Maligno cerca di giocare la sua carta vincente, facendo leva sull’umanità stanca di Gesù”. “Ma in quell’uomo provato dal digiuno il Tentatore sperimenta la presenza del Figlio di Dio che sa vincere la tentazione mediante la Parola di Dio”, ha ricordato il Papa: “Gesù non dialoga mai con il diavolo: o lo caccia via, o lo obbliga a manifestare il suo nome; con il diavolo, mai si dialoga”. Poi la crisi “indescrivibile” crisi nel Getsemani: “solitudine, paura, angoscia, il tradimento di Giuda e l’abbandono degli apostoli”. Infine, “la crisi estrema sulla croce: la solidarietà con i peccatori fino a sentirsi abbandonato dal Padre. Nonostante ciò, Egli con piena fiducia “consegnò il suo spirito nelle mani del Padre. E questo suo pieno e fiducioso abbandono aprì la via della Risurrezione”.