Il Messico continua ad essere uno dei Paesi più violenti e rischiosi per la professione giornalistica: nel 2020 si sono già verificati 19 omicidi di giornalisti, la cifra più alta degli ultimi decenni.
Secondo i dati presentati dal sottosegretario ai Diritti umani, popolazione e migrazioni, Alejandro Encinas Rodríguez, negli ultimi tre anni gli omicidi di giornalisti hanno avuto un rimbalzo significativo. Durante l’amministrazione del presidente Andrés Manuel López Obrador, nel dicembre 2018 furono registrati due omicidi, 17 nel 2019 e, infine, 19 finora quest’anno. Dal 2010 ad oggi sono stati commessi 138 omicidi contro giornalisti in tutto il Paese. Cinque Stati messicani concentrano il 51% dei casi: Veracruz, Oaxaca, Guerrero, Tamaulipas e Chihuahua. Per i 38 omicidi registrati negli ultimi due anni, il 42% è incentrato su tre Stati: Sonora, Guerrero e Veracruz. Alcuni dei giornalisti assassinati (6 a partire dal 2017) erano inseriti in programmi di protezione.
Oltre agli omicidi, negli ultimi cinque anni ci sono stati 1.052 attacchi a giornalisti. Questi vanno da percosse, ferite, minacce e attacchi alle redazioni. Il 40% di questi gesti sono attribuiti a dipendenti pubblici, soprattutto a livello comunale. Alejandro Encinas Rodríguez ha specificato che solo nel 5 per cento dei 138 omicidi degli ultimi 10 anni si è arrivati a una sentenza di condanna.