“Facciamo prevalere la prudenza e la saggezza, sono in gioco vite umane di cui siamo tutti corresponsabili”. È l’appello, anzi la “supplica”, che arriva congiuntamente dai vertici della Fondazione Sacra Famiglia, dell’associazione La nostra famiglia e del Piccolo Cottolengo di Don Orione di Milano. “Lavoriamo in strutture residenziali per disabili, spesso con gravi patologie, tutti con grandi fragilità. Nelle strutture da marzo, sostenuti dagli operatori e da ogni possibile iniziativa di relazione che li aiuti a fronteggiare questa difficilissima situazione lontano dai loro familiari, i nostri operatori stanno tenendo duro”, scrivono, sottolineando come “stiamo lottando contro il virus, per arginarlo quando colpisce, potendo contare solo sulle nostre forze perché gli ospedali possono fare poco per le persone che seguiamo”. “Abbiamo subito la seconda ondata”, proseguono, ammonendo: “Tanti contagiati vuol dire che il virus prima o poi entra in contatto con i disabili fragili, nonostante precauzioni e grande impegno. Ma il virus, come gli stessi esperti asseriscono, deve essere sconfitto sul territorio, deve essere arginato prima che entri in contatto con ambienti comunitari come i nostri. Nonostante i numeri, nonostante gli appelli alla prudenza da parte degli scienziati, sentiamo però parlare di riaperture: dei ristoranti, dei bar, delle scuole… magari delle piste da sci”. “Di fronte a tutto ciò ci appelliamo alle istituzioni, alle organizzazioni sociali, alla popolazione tutta: facciamo attenzione!”. “Non vorremmo che si preparasse la terza ondata di privazione e morte, mentre non è ancora in vista la fine della seconda”, il timore dei firmatari che chiedendo: “Quali vantaggi economici deriverebbero da una altalenante apertura e chiusura di interi comparti? Non sarebbe più saggio un fortissimo impegno nelle prossime settimane per un approccio rigoroso che abbassi i contagi almeno ai livelli di giugno?”. “Una terza ondata non farebbe bene a nessuno”, concludono: “Per i disabili fragili sarebbe letale”.