“L’attesa, l’abbandono e la consegna siano, in questo Santo Natale, le parole umili ma concrete che riceviamo con gratitudine dall’esperienza di Maria e di Giuseppe, come antidoti efficaci a ogni forma di chiusura e di ripiegamento e come risorse sicure di rinascita personale e comunitaria”. È l’augurio espresso dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, nella lettera alla comunità diocesana pubblicata in occasione del Natale dal settimanale diocesano “La voce dei Berici”.
Il presule ha scelto di proporre una riflessione su tre parole – attesa, abbandono e consegna – affinché “ci aiutino a intuire qualcosa di questo nostro tempo tormentato e a vivere nella fede questo Natale segnato dall’emergenza sanitaria”. Mons. Pizziol chiede di soffermarsi sul contesto familiare di Giuseppe e Maria, “per metterci spiritualmente in sintonia con i loro sentimenti, quasi percependo i moti interiori del loro cuore”. Ecco allora che “anche noi siamo invitati a sintonizzarci con la dimensione dell’attesa, di cui il nostro stile di vita in qualche modo ci ha espropriato”. Ma “anche a noi è data la possibilità di vivere l’attesa non come tempo perso, sfuggevole, durante il quale si morde il freno per le attività cui eravamo abituati, ma come ‘gestazione’”.
Commentando poi la parola “abbandono”, il vescovo ne sottolinea anche il “significato negativo”: “Non posso non ricordare quanti, in questi ultimi mesi, hanno sofferto il distacco dalle persone care a causa del Covid. Con il ricovero di un familiare, di un parente, dal momento che non è stato possibile visitarli e accompagnarli, hanno avuto la terribile sensazione di averli abbandonati”, osserva mons. Pizziol, sottolineando che “la mancanza di un contatto, di una mano che tenesse loro compagnia, soprattutto nel momento del trapasso, è stata vissuta come un’esperienza dolorosissima. E mai sapremo come i malati si sono potuti sentire in quei momenti di solitudine”.
Per la parola “consegna”, il vescovo richiama l’immagine di Maria che adagia Gesù nella mangiatoia: “In questo periodo assai duro per moltissime persone, per tante famiglie, riguardo alla salute, al lavoro, alla serenità psicologica ed economica, noi cristiani possiamo ripartire da qui. Da questo gesto di dono e di consegna. Sembra poco, ma in realtà è la nostra più grande risorsa”. Mons. Pizziol conclude con un auspicio: “Che il Natale del Signore Gesù porti conforto e speranza a coloro che stanno vivendo la prova della malattia, alle famiglie in difficoltà, ai giovani che non riescono a trovare lavoro e a coloro che hanno perduto il lavoro, a chi sta vivendo un momento di smarrimento esistenziale”.