Comece: Raccomandazioni Commissione Ue sul Covid, per i vescovi europei “cruciale” consultare le Chiese quando le decisioni hanno “impatto religioso”

Foto Calvarese/SIR

“È cruciale mantenere il dialogo con le Chiese”, soprattutto “quando si prendono in considerazione raccomandazioni che hanno un impatto su questioni religiose”. È quanto scrivono i vescovi dell’Unione europea in una nota diffusa questa mattina da Bruxelles al termine dell’ultima riunione 2020 del Comitato permanente della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Ue. I vescovi hanno preso in esame le Raccomandazioni rese note il 2 dicembre scorso dalla Commissione europea per affrontare la pandemia nel periodo delle vacanze natalizie. Nel documento, la Commissione guarda con preoccupazione soprattutto agli assembramenti che ci possono essere in questo particolare periodo dell’anno e, in caso di cerimonie religiose, chiede di valutare la possibilità di evitare celebrazioni di grandi dimensioni e di ricorrere a trasmissioni online, tv o radio. “Pur accogliendo favorevolmente gli sforzi per un approccio coordinato e sostenibile dell’Unione europea contro l’attuale pandemia”, la Comece “sollecita le istituzioni europee a consultarsi con le Chiese e le comunità religiose”. I vescovi ricordano, a questo proposito, l’impegno sancito dall’articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) alla luce del quale “è cruciale consultare le Chiese e le comunità religiose quando questioni che hanno anche un risvolto religioso sono prese in considerazione nei documenti dell’Ue”. La nota della Comece si sofferma ovviamente sul punto del documento in cui la Commissione europea raccomanda agli Stati membri di considerare la possibilità di evitare “in caso di cerimonie” assembramenti numerosi, di ricorrere a trasmissioni online e di vietare il canto comune. “Pur comprendendo la preoccupazione alla base della raccomandazione, la Comece – si legge nella nota – non può sostenere il metodo per il quale le istituzioni dell’Ue hanno scelto di fornire tale orientamento”. Inoltre, fa notare ancora la Comece, l’articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea sottolinea al paragrafo 1 la competenza nazionale esclusiva per determinare i rapporti tra Chiesa e Stato e la non ingerenza dell’Ue in tali rapporti. “La mancanza di competenza dell’Ue – spiega nella nota padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece – dovrebbe essere un motivo in più per le istituzioni dell’Ue per coinvolgere le autorità religiose quando sono in esame raccomandazioni non vincolanti su questioni relative alle celebrazioni religiose, nel pieno rispetto della libertà di religione”. Come sottolineato dai presidenti di tutte le Conferenze episcopali dell’Ue in un recente messaggio rivolto all’Ue e agli Stati membri, “il rispetto della libertà di religione dei credenti nel pieno rispetto delle esigenze sanitarie è un elemento cruciale per la Chiesa in molti Stati membri dell’Ue durante l’attuale pandemia”. E la Comece, nella nota di oggi, aggiunge: “raccomandazioni non vincolanti dell’Ue in questa materia, soprattutto se adottate senza consultare le Chiese e le comunità religiose, possono mettere a rischio gli sforzi compiuti in questi ultimi mesi dagli Stati membri dell’Ue, insieme alle Chiese locali e alle comunità religiose, per garantire che le misure sanitarie siano messe in atto durante le celebrazioni, evitando violazioni della libertà di religione”.

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