“L’emergenza alimentare durante il lockdown è stata solo la punta dell’iceberg. La grande povertà scoperta in questi mesi è stata il lavoro nero, il lavoro precario a ore: per loro, e per i più poveri, le misure di sostegno al reddito sono state un miraggio inesistente”. Lo ha affermato oggi don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma, durante la presentazione on line del Rapporto 2020 sulla povertà, che ha messo in luce il peggioramento di una situazione già grave. “Le comunità ecclesiali romane – ha ricordato – si sono rimboccate le maniche, anche rischiando di doversi sostituire alle istituzioni. È stato fatto un salto organizzativo enorme per rispondere all’emergenza nei territori, mettendo in rete 180 parrocchie”. Il vicedirettore della Caritas di Roma Massimo Soraci ha spiegato infatti che “i più bisognosi, avendo meno competenze e abilità per ottenere i sussidi, alla fine si scoraggiano e demordono”. Le difficoltà sono nate, tra l’altro, dalla burocrazia, dall’eccessiva digitalizzazione dei servizi, dalla chiusura degli uffici e dai ritardi nei pagamenti. Per cercare di facilitare l’accessibilità dei diritti Caritas di Roma ha messo a disposizione on line un “Manuale dei diritti” e ha formato 700 operatori, volontari, animatori parrocchiali. Nel corso della conferenza stampa è stato anche ricordato che tre mesi di lockdown sono costati alla regione Lazio 13,5 miliardi di euro, che il 22% delle aziende ridurrà i dipendenti entro fine anno, con la cifra degli inattivi all’8,2% (la media nazionale è del 5,8%). A Roma c’è stata un riduzione permanente dei flussi turistici del 30,5%, mentre entro fine anno sono a rischio chiusura 26.000 negozi. “Si è tornati a fare la carità con la distribuzione di pacchi alimentari come negli anni ’60 – ha aggiunto Alberto Colaiacomo, responsabile ufficio comunicazione e stampa della Caritas di Roma -, una modalità che a Roma era stata superata”.