Diocesi: mons. Savino (Cassano all’Jonio) scrive alle Istituzioni, “credenti accettino il rischio della carità politica”

“La politica è una materia fragile e potente da rispettare sempre. Come vocazione e impegno. La politica deve profumare di umano, deve ricercare i talenti e valorizzarli, deve costruire ponti e non innalzare muri, deve favorire e costruire la e sulla ‘convivialità delle differenze’ di cui parlava don Tonino Bello”. Lo ha scritto il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, nella lettera alle Istituzioni operanti sul territorio diocesano inviata in occasione del Natale.
“La seconda ondata pandemica del Covid-19 – osserva il presule – ha ulteriormente generato in noi incertezze e paure cui si aggiungono emergenze sanitarie congiunte a quelle economiche-finanziarie, per non parlare, poi, dell’emergenza educativa a causa della chiusura delle scuole, nonostante l’impegno e la responsabilità profusi dai dirigenti e dagli insegnanti per non far mancare sia pure a livello digitale l’offerta formativa”. “Anche noi – prosegue mons. Savino -, come Chiesa siamo chiamati a ripensare a nuove forme di evangelizzazione e di presenza accanto e in mezzo alla gente”. “Con molta onestà – ammonisce il vescovo – dobbiamo dirci, al di là delle responsabilità istituzionali e non e di ciascun cittadino, che il Coronavirus ha destabilizzato tutto e ha messo in crisi soprattutto modelli di sviluppo fondati sulla ipertrofia dell’‘io’ o di un ‘noi’ prigioniero in una lobby”.
Savino invita a “prendere sul serio la politica”, che “significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità, con pazienza e senza disperazione”. “La politica è una materia fragile e potente da rispettare sempre. Come vocazione e impegno”, aggiunge il vescovo, sottolineando che “oggi più che mai, soprattutto i credenti, devono accettare il rischio della carità politica, sottoposta per sua natura alla lacerazione delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sistematiche, al margine sempre più largo dell’errore costantemente in agguato. Ripensare ad una politica che, come diceva La Pira, dopo l’unione con Dio, è l’attività religiosa più alta”.

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