“Voglio farmi interprete di tutti coloro che stanno facendo appello al governo affinché possiamo avere l’opportunità di comunicare empatia, consolazione e speranza celebrando insieme il Natale, osservando tutte le precauzioni necessarie”. Così si conclude una lettera che il cardinale di Stoccolma Anders Arborelius ha inviato venerdì al governo e che oggi è apparsa sul quotidiano svedese Dagens. Il cardinale riferisce di aver ricevuto nei giorni scorsi tanti appelli “dalle zone più vulnerabili delle nostre grandi città”, dove “il desiderio e la speranza di celebrare la nascita di Gesù nella chiesa sembrano essere più grandi”, a cercare di persuadere il governo affinché permetta che più fedeli – degli otto previsti dall’attuale normativa – possano partecipare alle celebrazioni natalizie. È il desiderio anche della numerosa comunità siro-cattolica di Tensta che, “dopo tanti anni in locali presi in prestito, ha avuto l’opportunità di acquistare la chiesa di Akalla dalla Chiesa di Svezia – un vero segno di amicizia ecumenica”, scrive il cardinale: hanno lavorato intensamente per preparare la chiesa per le funzioni natalizie, ma poi è arrivata la decisione del governo.
“Non è facile per chi ha avuto il permesso di celebrare la messa ad Aleppo e Baghdad, mentre cadevano le bombe, capire che oggi in Svezia non è permesso farlo”. E nemmeno “per i nostri amici ebrei”, che “hanno bisogno di almeno dieci uomini per la loro preghiera”. “Vogliamo garantire che tutte le norme di sicurezza siano seguite alla lettera, e anche di più, nelle nostre chiese”, continua il card. Arborelius, e “sostenere il governo nella lotta contro il contagio”, perché empatia, consolazione e speranza non si trasmettono con le leggi, ma nelle comunità di fede.