Nel 2020 il coronavirus è solo uno dei problemi che toccano 1,6 milioni di polacchi, fra i quali 300mila bambini (il 4% del totale degli abitanti del Paese) al di sotto della soglia di povertà assoluta: lo affermano gli autori dell’annuale rapporto dell’associazione Wiosna che a livello nazionale sostiene i più bisognosi. In Polonia il reddito minimo è di 614 zloty, sigla Pln (135 euro) a persona singola al mese, o di 1.658 Pln (365 euro) a famiglia composta da due adulti e due minori. Mediamente i meno abbienti possono permettersi di spendere circa 3 euro al giorno. I più a rischio sono coloro che vivono in campagna, hanno un basso livello di istruzione e anche una disabilità. I disabili, secondo le stime dell’istituto polacco di statistica sono fra 3,5 e 4 milioni. Fra questi, solo uno su tre riesce ad intraprendere qualche attività remunerata. Wiosna calcola che nel 2020, a causa della pandemia, il numero di poveri in Polonia aumenterà fino a 3,7 milioni, e sottolinea che anche solo una piccola disavventura o incidente possono spingere al di sotto della soglia minima uno su quattro cittadini che non hanno risparmi. Inoltre, solo la metà di coloro che durante gli anni hanno accantonato qualche risparmio riesce a sopravvivere senza guadagni per più di un mese. Così, mentre un quinto della popolazione, e cioè più di 7 milioni di persone, ha più di 65 anni, il numero di polacchi a rischio povertà è pari al 39,4%. Fra gli anziani, uno su tre riceve una pensione inferiore ai 1.800 Pln (394 euro).
Uno su due fra gli ultraottantenni è donna che vive da sola e spesso in grande solitudine: nell’era di internet quasi il 7% di anziani non possiede nemmeno il telefono. Già oggi il 17% di anziani dichiara di non avere abbastanza mezzi per assicurarsi i beni più elementari, pagamenti di bollette e acquisto dei medicinali compresi ma, secondo i calcoli, fra 30 anni gli ultrasessantenni in Polonia saranno il 40% della popolazione.