Fino alla data di chiusura di Vita Trentina (9 dicembre), nel 2020 sono morti 35 sacerdoti diocesani. La metà del totale dei decessi di quest’anno è legata al coronavirus. Gli ultimi due sacerdoti morti per il Covid sono mons. Alfredo Bertolini e don Adolfo Orlandi.
Mons. Alfredo Bertolini, dopo aver compiuto i 100 anni il 3 dicembre, si è spento il 5 dicembre. “Vita Trentina” ricostruisce la sua storia: “Era nato a Vermiglio nel 1920, ordinato a Denno il 25 marzo 1944; durante la guerra aveva iniziato il suo ‘apprendistato’ come cappellano a Strigno fino al 1947. Parroco a Bolentina (1947-1953) nella sua Val di sole, e poi nell’altopiano di Brentonico a Crosano (1953-1964); dal 1964 per 19 anni era divenuto parroco ‘cittadino’ al Santissimo negli anni in cui ‘nasceva’ la comunità parrocchiale; padre spirituale in seminario (1983-1989) e rettore della chiesa di S. Chiara (1989-1996) a Trento aveva affinato la capacità di ascolto nelle confessioni e accompagnamento spirituale. Questi ultimi servizi lo hanno portato a divenire canonico penitenziere (1996-2004) e poi canonico emerito”. “La sua fede semplice e schietta unita alla carità lo ha contraddistinto anche nella sua lunga vecchiaia, anche quando dal 2009 è entrato a far parte della comunità della Casa del Clero”, aggiunge “Vita Trentina”. Dopo il funerale in duomo riposa nel cimitero di Vermiglio.
Don Adolfo Orlandi è morto alla Casa del Clero giovedì 3 dicembre per le conseguenze del coronavirus. Anche la sua vita è ripercorsa da “Vita Trentina”: “Nato nel 1940 da famiglia numerosa, primo di 6 fratelli, era stato ordinato sacerdote nel 1966. Vicario parrocchiale prima a Trento in Cristo Re (1966-1967), a Rovereto alla Sacra Famiglia (1967-1969) e a Riva del Garda (1969-1974) era diventato parroco a Praso (1974-1984) e poi a Vigo-Darè e Pelugo (1984-2007) sempre nelle Giudicarie”. Pur all’interno del suo servizio pastorale “ha sempre avuto la passione della bicicletta che coltivava, non solo seguendone lo sport agonistico, ma anche pedalando fin che ha potuto. Nell’incontro con le persone con spontaneità usava la sua simpatia e ironia per alleggerire le situazioni. Una incipiente malattia lo aveva colpito costringendolo già nel 2007 ad entrare alla Casa del Clero dove pur avendo perso la scherzosità di un tempo, divenendo uomo di poche parole, era comunque quasi sempre presente alle attività proposte”. Il funerale è stato celebrato dall’arcivescovo a Villa Banale sabato 5 dicembre.