Polonia: statistiche ecclesiali, lieve calo dei partecipanti alla messa festiva, forti differenze tra regioni. Il rapporto con la politica

“Il recente rapporto dell’Istituto di statistiche ecclesiali relativo alla religiosità dei polacchi illustra alcune tendenze preoccupanti per la Chiesa”, afferma Sławomir Sowiński dell’Università cattolica dedicata al card. Stefan Wyszyński di Varsavia. Lo studioso nota che nonostante la crescita numerica delle parrocchie (nel 2019 erano 10.382) i 2/3 delle quali con proprio sito internet, i 373mila neo battezzati, e quasi 400mila fedeli che nell’ultimo anno si sono accostati alla prima comunione, “dovrebbe preoccupare il calo del numero di domenicantes che nell’arco degli ultimi trent’anni raggiunge quasi il 10% (dal 46,7% al 36,9%)”. La crescita del numero dei comunicantes, sempre dal 1989 al 2019, dal 9,9% al 16,7%, secondo Sowiński, potrebbe sembrare un segnale positivo se non fosse accompagnata da un significativo calo di vocazioni sia maschili che femminili. Il cattolicesimo polacco è caratterizzato inoltre da una spiccata differenziazione regionale. Mentre in alcune diocesi del sud-est del Paese l’indice dei domenicantes è superiore al 60%, in altre regioni alle liturgie domenicali partecipa meno del 20% di abitanti. Osservando l’andamento degli indici dei domenicantes nell’ultimo trentennio, Sowinski conclude che ogni qualvolta il potere politico veniva affidato ai partiti di destra che sostenevano apertamente la Chiesa dichiarando il proprio attaccamento ai valori cristiani, il numero di partecipanti alle celebrazioni religiose calava drasticamente. Tale situazione è dovuta, a suo parere “all’appannamento dell’importante differenza tra una teologia politica sui generis, considerata quasi una religione di Stato, e l’annuncio della Buona Novella e della fede viva”.

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