Essere “cittadini ecologici”, chiamati a modificare sostanzialmente “lo stile di vita”, per “piegare la curva del cambiamento climatico”. È l’invito lanciato mercoledì 9 dicembre dal card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, durante la videoconferenza organizzata dalla Commissione vaticana Covid-19, in collaborazione con la Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea (Comece), nel quinto anniversario dell’Accordo di Parigi e in vista del Climate Ambition Summit 2020, in programma sabato prossimo, 12 dicembre. È l’Osservatore Romano a riportare oggi la notizia dell’incontro che ha avuto per tema “Fede, scienza e gioventù: un appello per un ambizioso vertice sul clima” e al quale hanno partecipato, con il prefetto, il professor John Schellnhuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, e Hindou Oumarou Ibrahim, coordinatrice dell’Associazione delle donne peul (o fulani) e dei popoli autoctoni del Ciad (Afpat). Nel suo intervento, il card. Turkson ha parlato dell’importanza di costruire nuovi modelli e promuovere nuove idee, specie nella pianificazione urbana attraverso l’utilizzo di materiali da costruzione e architettonici sostenibili e biologici e il passaggio dai combustibili fossili all’energia pulita. Inoltre, ha raccontato degli sforzi messi in campo dalla Chiesa per le popolazioni indigene in Amazzonia e in Congo e parlato del progetto di riforestazione “Grande muraglia verde” che da Dakar a Gibuti mira ad arginare la desertificazione e a migliorare la qualità della vita di milioni di africani attraverso un vasto sistema di paesaggi produttivi tra il Sahara, il Sahel e il Corno d’Africa, coinvolgendo 20 Paesi. Hindou Ibrahim, da parte sua, ha osservato che i disastri ambientali colpiscono tutti, ma in particolare le popolazioni indigene rese ancora più vulnerabili a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. “Se non rispettiamo la natura, non rispettiamo noi stessi”, ha detto l’attivista che ha anche lanciato un avvertimento: “Il cambiamento climatico non ha vaccini, bisogna proteggere la natura in modo che la natura, a sua volta, protegga l’umanità”. Schellnhuber ha illustrato con evidenze scientifiche lo stato di salute del pianeta cinque anni dopo l’Accordo di Parigi e, facendo l’esempio della calotta glaciale in Groenlandia, ha detto che ha perso la cifra record di un milione di tonnellate di ghiaccio al minuto nel 2019. Quindi ha raccomandato alcune misure concrete per frenare gli effetti del cambiamento, come l’uso di materiali organici nelle costruzioni e il miglioramento delle tecnologie di sfruttamento dell’energia solare.
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