“Nel terzo trimestre 2020, si stima una forte crescita congiunturale delle esportazioni per tutte le ripartizioni territoriali: +34,3% per il Centro, +33,4% per il Nord-est, +30,3% per il Nord-ovest e +27,0% per il Sud”. Lo segnala l’Istat nella nota relativa alle esportazioni delle regioni italiane. Nel periodo gennaio-settembre 2020 – avvisa l’Istituto di statistica -, l’export registra una diminuzione su base annua “marcata e diffusa” a livello territoriale: rispetto alla media nazionale, è più ampia per le Isole (-28,2%) e, in misura minore, per il Nord-ovest (-14,0%), più contenuta per il Centro (-11,8%), il Nord-est (-10,4%) e il Sud (-10,1%).
Nei primi nove mesi dell’anno, la flessione tendenziale dell’export interessa quasi tutte le regioni ed è più accentuata per Sardegna (-39,9%) e Valle d’Aosta (-24,5%). Le performance negative di quattro regioni – Piemonte (-17,6%), Lombardia (-13,4%), Veneto (-11,0%) ed Emilia-Romagna (-10,6%) – spiegano oltre i due terzi del calo su base annua dell’export nazionale. Solo Molise (+31,4%) e Liguria (+1,1%) registrano, nel confronto con i primi nove mesi del 2019, un aumento delle esportazioni.
Nello stesso periodo, la riduzione delle vendite di macchinari e apparecchi da Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, di metalli di base e prodotti in metallo dalla Lombardia e di articoli in pelle dalla Toscana contribuisce per 3 punti percentuali al calo tendenziale dell’export nazionale. “Registrano decise riduzioni delle vendite verso i principali mercati di destinazione dei prodotti italiani, quali Germania, Francia e Stati Uniti – spiega l’Istat -. La Lombardia, da sola, spiega un terzo della flessione tendenziale dell’export del nostro Paese nei primi nove mesi dell’anno”. L’analisi provinciale dell’export mostra performance negative per la maggior parte delle province italiane: le peggiori interessano Milano, Torino, Firenze, Bergamo, Brescia, Cagliari e Vicenza. Tra le performance positive, le migliori si registrano per Arezzo, Gorizia e Rovigo.