Una “proposta di ampliamento, rafforzamento e integrazione della copertura dell’offerta di servizi educativi e scolastici per i bambini tra 0 e 6 anni e degli interventi a sostegno della genitorialità, cui dedicare una quota significativa del fondo Next Generation Eu”. È quanto formulano l’Alleanza per l’Infanzia in collaborazione con la rete #educAzioni nel documento “Investire nell’infanzia: prendersi cura del futuro a partire dal presente”.
Oltre a chiedere che vengano definiti “Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) anche nel campo dell’educazione per i bambini in età 0-6 anni”, nel testo si propone di arrivare nell’arco di un triennio in tutte le Regioni ad “una copertura pubblica di almeno il 33% dei bambini sotto i tre anni” con asili nido a finanziamento pubblico e “una copertura della scuola dell’infanzia del 95% in per i bambini in età 3-5 anni, assicurando il tempo pieno e la parziale gratuità nell’accesso anche per quello che riguarda i costi delle mense scolastiche”. Inoltre viene chiesto il “mantenimento, e in alcuni contesti innalzamento, delle professionalità richieste a chi lavora in questo campo e di condizioni di lavoro adeguate” e la “piena attuazione dei Poli per l’infanzia, previsti dal Dlg. 65/2017 come ambiti di coordinamento di tutti i servizi educativi per la fascia 0-6, collocando al loro interno anche i Centri per bambini e famiglie”.
I costi per arrivare ad una copertura pubblica del 33% a livello di ciascuna regione, aggiungendo altri 298.848 posti ai 159.849 oggi disponibili, sono stimati in ulteriori 4,8 miliardi di euro in conto capitale, cui va aggiunta una cifra stimata in circa 2,7 miliardi di spesa corrente annua. “Per arrivare, poi, ad una effettiva gratuità del servizio, come avviene per la scuola per l’infanzia pubblica, paritaria o convenzionata, occorre aggiungere circa 1 miliardo e 325 milioni di euro l’anno equivalenti alla spesa attuale complessiva per utente oggi a carico delle famiglie e dei Comuni”, viene spiegato nel documento: “Il costo stimato per arrivare ad una piena generalizzazione del tempo pieno nella scuola per l’infanzia è di circa 120 milioni di euro l’anno. Questa cifra andrà, inoltre, incrementata per garantire la parziale gratuità della mensa”. “Una spesa di grande rilevanza”, viene rilevato, ma che “l’aumento dei posti nido avrebbe un impatto diretto, in termini di nuovi posti di lavoro per educatori, di circa 42.600 lavoratori a tempo pieno” mentre l’estensione del tempo pieno porterebbe ad incremento di 4.751 insegnanti occupati a tempo pieno.