Il 1° dicembre 2019 Papa Francesco firmò, a Greccio, la lettera sul presepe “Admirabile signum”. Un anno dopo, l’evento viene ricordato sul sito della diocesi di Rieti con un resoconto della giornata. “Il Papa – ricorda il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili – ci regalò a sorpresa una domenica di sole e di serenità. Ed eravamo inconsapevolmente quasi dentro alla pandemia”. Nel resoconto il sito diocesano ripercorre “i preparativi per l’accoglienza, le emozioni, i timori e i palpiti” per quella visita ufficiale. Una carrellata di ricordi: il saluto ai malati e disabili, poi l’abbraccio del coro di bambini della scuola primaria e la preghiera nella grotta del santuario seguita dalla firma della lettera apostolica, il suo dono lasciato sull’altare, un Bambinello ligneo. Anche qualche momento confidenziale con il Papa che si rivolge ai religiosi e religiose raccolti nella cappellina di Greccio con un “Se avete un minutino, pregate per me” e con la domanda scherzosa: “E come si comporta il vescovo?”. “Eravamo lì ad osservarlo mentre firmava sull’altare l’Admirabile signum – racconta padre Renzo Cocchi del santuario di Poggio Bustone -. Ci avevano detto che non avrebbe parlato o forse ci avrebbe salutato in fretta, invece si è intrattenuto per circa venti minuti con noi, ricordandoci di vivere l’ideale di san Francesco per essere credibili. Ci ha persino chiesto scusa per essersi permesso di dirci queste parole! La semplicità e l’affabilità di Papa Francesco sono disarmanti, porteremo sempre nel cuore quel giorno indimenticabile”. Padre Luigi Faraglia, della Fraternità Interobbedenziale di San Rufo, ricorda un Papa “felice, disteso, con un bel sorriso aperto: si vedeva che era davvero felice di poter incontrare san Francesco nel presepe”. Tutte immagini, dichiara mons. Pompili, che oggi “appaiono infinitamente lontane dalla situazione che stiamo vivendo. Distanziati, impossibilitati ad unirci, a raccoglierci insieme in momenti di gioia o a sostenerci in quelli di dolore. Eppure l’Admirabile signum resta ed il suo messaggio è più forte che mai, come la luce dell’autenticità dei nostri presepi, quest’anno ancor meno da ostentare, ma piuttosto da far risuonare nel profondo del nostri cuori e nel tepore delle nostre case”. “Perché il presepe – conclude il vescovo – nella sua essenzialità ci assicura che Dio continua ad abitare le situazioni più difficili e le trasforma dal di dentro”.