La Repubblica Centrafricana “è un po’ in stand by in attesa delle elezioni. Questo non vuol dire che ci sia una vera pace e sicurezza. I problemi restano, soprattutto la mancanza di una presenza forte e significativa dello Stato. Sono finiti gli scontri e i morti ma il Paese non è ancora sotto il controllo dello Stato e c’è grande povertà e sottosviluppo. Si fatica a trovare un modo per uscire dalla miseria”. A parlare al Sir è padre Federico Trinchero, carmelitano scalzo a Bangui da 10 anni, della comunità del monastero del Carmelo. Nella Repubblica Centrafricana, dopo anni di conflitto e un accordo di pace siglato lo scorso anno, è già iniziato il conto alla rovescia per le prossime elezioni presidenziali. La prima tornata elettorale si svolgerà il 27 dicembre, quindi il secondo turno a febbraio/marzo 2021. “In queste ultime settimane non ci sono stati attacchi con vittime – riferisce –. Anche se si continua a dire che tre quarti del Paese sono sotto l’influenza dei ribelli siamo in una fase di relativa calma”. Anche le tensioni tra religioni sembrano essersi risolte ma “ci sono ancora zone dove i musulmani non sono ancora tornati”: “La geografia religiosa è stata ridisegnata dal conflitto”. A Bangui, racconta, l’unico segnale positivo è l’apertura di parecchi cantieri che impiegano manodopera. “Ma non mi pare che abbiamo voltato pagina e ci sia una grande differenza rispetto a prima – puntualizza –. Ho visitato altri Paesi africani e si percepisce un altro clima, con governi che prendono iniziative, nonostante le difficoltà”. La popolazione sperava che con un presidente democraticamente eletto ci sarebbe stato qualche cambiamento in più. “Io spero che chi vincerà sarà capace di amare questo Paese – conclude padre Trinchero –, perché per troppi anni si è guardato solo agli interessi personali e la gente è un po’ stanca di questo sistema. Qui sembra che dipenda tutto dall’estero, sia nelle attività economiche, sia nelle altre questioni”.