“Ogni edificio perde la sua consistenza, non sta in piedi, se non è ancorato alla pietra angolare, che tiene insieme l’intera costruzione. Per l’edificio che è la Chiesa, questa pietra è Cristo stesso”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri in SAnta Maria del Fiore, nella solennità della Dedicazione della cattedrale. “Un’occasione per riflettere su cosa implichi essere comunità cristiana, che nel luogo sacro si riunisce in assemblea e quali siano le condizioni perché essa possa continuare a vivere nel tempo la sua missione”, ha osservato il porporato.
Nelle parole del cardinale, un messaggio chiaro: la Chiesa è “Edificio spirituale non perché invisibile, ma, al contrario, perché saldamente piantato nella storia umana, partecipe delle sue vicende”. “Una presenza fraterna ma non marginale, se fortemente radicata nel Vangelo di Gesù e animata dal suo Spirito. L’umiltà della Chiesa, che la assimila al suo Signore, è nella logica della croce, non dell’irrilevanza; il suo agire è nella luce e non nelle tenebre”.
Poi, il ricordo della presenza di Papa Francesco in cattedrale, cinque anni fa, per il Convegno ecclesiale nazionale, quando “invitò a dare forma a un nuovo umanesimo”. “Un’esigenza che acquista ulteriore urgenza in questi giorni, in cui siamo sollecitati da una pandemia che sta mettendo in crisi la figura dell’uomo così come è stata costruita negli ultimi decenni dalla cultura contemporanea: un uomo autonomo e forte, che dominava la natura e che non era soggetto a nulla – ha spiegato l’arcivescovo –. Invece ci ritroviamo a doverci misurare con la fragilità dell’essere umano, che né autonomia né autodeterminazione sanno sanare; si impone invece una necessaria interdipendenza, perché il virus si diffonde nel ritrovarsi delle persone, ma nel contempo per contrastarlo e prendersi cura di chi ne resta vittima è necessario che i legami tra le persone vengano rafforzati, facendoci carico gli uni degli altri”.