L’edilizia pubblica in Italia (4% del patrimonio abitativo nazionale) “risponde a una quota minima di popolazione: un quinto del mercato dell’affitto, una delle quote più basse d’Europa”. Lo si legge nel dossier “Casa, bene comune. Il diritto all’abitare nel contesto europeo” di Caritas italiana. “La morosità è passata da percentuali irrisorie dei primi anni Ottanta all’attuale 90% del totale delle ragioni delle sentenze di sfratto emesse”. Il dossier segnala inoltre che “le domande di edilizia pubblica inevase presso Comuni e Iacp ammontano a circa 650mila; 4 milioni di giovani tra i 25 e i 39 anni risiedono ancora nelle famiglie di origine; 4 milioni i lavoratori stranieri che vivono in affitto, l’80% in coabitazione e in condizioni di sovraffollamento”. Nella cornice giuridica europea, il diritto alla casa – chiarisce Caritas – è di pertinenza esclusiva dei singoli Stati. “Per tale motivo, il sistema di politiche abitative pubbliche appare disomogeneo e i livelli di accesso al bene casa non appaiono uniformemente distribuiti. Sono comunque presenti in Europa molte esperienze innovative da cui è possibile trarre utili piste di lavoro per favorire una migliore esigibilità del fondamentale diritto a un degno abitare”.
Nel presentare il dossier, Caritas ricorda recenti parole di Papa Francesco: “Sogno un’Europa amica della persona e delle persone. Una terra in cui la dignità di ognuno sia rispettata, in cui la persona sia un valore in sé e non l’oggetto di un calcolo economico o un bene di commercio”. Queste parole “ci ricordano che purtroppo nel nostro continente sono più di cento milioni le persone in difficoltà e messe ai margini alle quali va data attenzione e restituita dignità”. Il dossier è pubblicato, chiarisce una nota di Caritas, in vista del 31° anniversario della caduta del muro di Berlino (9 novembre) e nel 70° della dichiarazione Schuman che ha dato il via al processo di integrazione europea.