“Collaboratori dell’Opera creatrice di Dio: il lavoro nella Piccola Casa” è il tema dell’anno pastorale 2020-2021 per la Piccola Casa della Divina Provvidenza al centro degli Orientamenti pastorali di padre Carmine Arice, pubblicati in questi giorni. Il nuovo tema è in continuità con quelli degli scorsi anni, in particolare dell’ultimo, durante il quale la Piccola Casa ha riflettuto sulla corresponsabilità di tutti i membri della grande famiglia cottolenghina nella missione carismatica. L’unità del Corpo e il riconoscimento del valore di ogni membro che lo compone, come si è riflettuto nel corso dell’anno pastorale 2019-2020, sono considerate “condizioni essenziali per servire con amore e competenza i destinatari dell’Opera cottolenghina”. “Ora – scrive p. Arice – occorre considerare che il lavoro è la forma concreta mediante la quale collaboriamo con Dio. Ritengo che, nel contesto socio-culturale del nostro tempo, sia necessario evangelizzare il lavoro; la mia impressione, infatti, è che si sia persa la coscienza della sua alta vocazione, quella cioè di prolungare l’opera del Creatore a favore dell’uomo e sia diventato piuttosto una condanna necessaria, quando si ha la fortuna di averlo, da scontare con sopportazione per il necessario sostentamento personale e della propria famiglia”.
Una considerazione che p. Arice sviluppa a partire da un monito: “La dimensione della fatica e la mera mercificazione dell’opera prestata sembrano diventare predominanti sul possibile senso e sul valore intrinseco della laboriosità. E questo è drammatico perché nella vita molto tempo è dato proprio al lavoro. Da altri, invece, in senso opposto, il lavoro viene vissuto come esaltazione emotiva, soprattutto nei momenti di successo economico o di carriera, quasi come una dipendenza dalla quale non si può fare a meno”.