“Bambino buttato nel cassonetto della spazzatura. Una dolorosa notizia di cronaca che arriva da Ragusa. Una madre può dimenticare un figlio, così da non commuoversi? Accade”. Lo afferma don Fortunato Di Noto, presidente di Meter e vicario episcopale per la fragilità della diocesi Di Noto, dopo aver appreso che un bambino, ancora con il cordone ombelicale, è stato trovato buttato – per fortuna salvo e vivo – in un cassonetto di immondizia a Ragusa.
“È quel cassonetto della spazzatura che fa impressione, che racchiude tutto il disprezzo per la vita, lo scarto – un bambino, la vita – da buttare, eliminare”, osserva il sacerdote, che evidenzia: “Che bellezza essere salvati. Che tristezza essere rifiutati, abbandonati, buttati. La sconfitta, perché di questa si tratta, non deve schiacciare la tutela della vita e l’accoglienza della fragilità umana. Quel cassonetto, plastica immagine di chi vuole compattare la vita come rifiuto nell’indifferenziata, non deve ostacolare l’accoglienza della vita fin dal suo concepimento e la sua tutela. Perché la vita di un bambino non è spazzatura da buttare nell’indifferenziata. Nessuna vita è o può essere considerata un rifiuto o un business”.
Il presidente di Meter pone una domanda, che risuona da sempre: “Può una madre dimenticare il proprio figlio fino a non commuoversi per lui?”, Eppure, “accade”. Di qui l’auspicio “che la madre e il padre siano presi dal rimorso, dal pentimento e siano visitati dalla luce della vita, oltre le difficoltà e il disorientamento. Si facciano aiutare per amare la vita e non abbandonarla. Abbiano un sussulto di umanità e di cuore appassionato tra il pentimento, la correzione fraterna e il riprendere ciò che fu definito ‘scarto’”.
Secondo don Di Noto, “quanto accaduto ci richiama all’urgenza di offrire ad ogni gestante in difficoltà concrete alternative all’aborto e all’abbandono e, insieme, a quella di promuovere una campagna per diffondere la conoscenza della possibilità di partorire in anonimato nel nostro Paese. Il richiamo delle culle della vita”.
Richiamando quanto San Giovanni Paolo II scriveva nell’Evangelium Vitae, il presidente di Meter conclude: “Dovremmo scrivere in ogni angolo del mondo queste parole, una sorta di manifesto permanente, fare risuonare fin dal grembo materno questa ‘cantilena per i piccoli’, per tutti: rispetta la vita, ama la vita, servi la vita. Ogni vita umana. Iniziamo a ricordare e continuiamo a difendere la vita”.