“Fratelli tutti” ha “lo stile di una conversazione tra amici. Di quelle conversazioni in cui, trattando i temi vitali che ci interpellano e ci appassionano, più che le definizioni a cui si perviene ci interessa la speranza concreta che scaturisce da questo modo di parlare amichevole e fraterno”. Ne è convinto padre Diego Fares, scrittore de La Civiltà Cattolica. Sul numero della rivista in uscita sabato, anticipato al Sir, il gesuita sottolinea il valore della “conversazione” rilanciato da Papa Francesco e la “sana e fondamentale connessione tra l’interiorità e l’universalità” che illumina i princìpi rilanciati dal Pontefice: “il tutto è più della parte” e “l’unità è superiore al conflitto”. Francesco indica inoltre “due cose come le più alte e intime, in quanto pienamente libere: il perdono e l’amicizia”. Per il Papa, spiega Fares, “il perdono come decisione libera è alla radice di ogni politica che ricerchi il bene comune”, mentre per quanto riguarda l’amicizia, la “caratteristica più propria” è “l’amore per l’altro in quanto tale, e questo ci muove a cercare il meglio per la sua vita”. Sul rapporto tra le varie religioni, fa inoltre notare il gesuita, “Francesco continua a orientare il dialogo non attorno alle idee su Dio, ma piuttosto all’apprezzamento di ogni persona umana come creatura chiamata a essere figlia di Dio”. Di qui la conclusione: “È necessario reagire davanti alla vastità della crisi mondiale che ci colpisce da ogni parte. Il Papa invita a reagire non a parole, ma con un nuovo sogno: quel sogno che Francesco d’Assisi e Charles de Foucauld seppero concretizzare in piccoli gesti di una radicalità che reca in sé un seme di espansione universale”.